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Gas, Mosca non molla: "Sblocco se Kiev cede"

Rubinetti ancora chiusi da Mosca. Russia e Ucraina accettano la presenza di osservatori internazionali. Ue: "Pronti a mediare". Medvedev: "Perché riprenda il flusso Kiev accetti i rincari". Quadrino, ad Edison: "Non resteremo senza gas"

Gas, Mosca non molla: 
"Sblocco se Kiev cede"

Bruxelles - Si acuisce la guerra del gas. L’Europa non ha ricevuto oggi un centimetro cubo di metano dai gasdotti ucraini, mentre Mosca e Kiev continuano a rimpallarsi la colpa di quel blocco e l’Unione europea, tramite il presidente della Commissione Josè Barroso, alza il tono e intima ai due paesi di "riprendere immediatamente" le forniture di gas russo ai clienti europei. "Le forniture di gas dalla Russia dovranno riprendere da domani, altrimenti la presidenza Ue dovrà prendere nuove iniziative", ha detto il presidente di turno dell’Ue, Mirek Topolanek. L’Unione europea è, comunque, pronta ad aiutare Russia e Ucraina a trovare una soluzione alla crisi del gas che ha lasciato il vecchio continente a secco. Ma la Russia riprenderà le forniture di gas via Ucraina solo se Kiev accetterà di pagare il metano a prezzi di mercato (vale a dire, se non si opporrà ai rincari proposti da Gazprom per il nuovo contratto di fornitura per il 2009) e se verranno coinvolti osservatori Ue e consulenti legali internazionali.

La guerra del gas Le forniture di gas russo all’Europa attraverso l’Ucraina oggi sono state completamente sospese, lasciando un numero crescente di membri dell’Unione Europea senza gas nel bel mezzo dell’inverno. Il blocco, provocato da una disputa sui prezzi tra Russia e Ucraina, ha interessato una decina di Paesi comprese grandi economie come Germania, Francia e Italia. "La Russia, che fornisce l’80% del gas all’Europa attraverso l’Ucraina, ha lasciato l’Europa senza gas. Il transito è a zero", ha detto Valentin Zemlyansky, un portavoce della società energetica di stato ucraina Naftogaz. Il monopolista russo del gas Gazprom accusa l’Ucraina della chiusura, e ha detto si avere aumentato le forniture all’Ue e alla Turchia per rotte alternative.

Attivate misure d'urgenza Nonostante queste misure, l’Ucraina ha interrotto metà delle forniture all’Europa, che dipende dal gas russo per un quarto dei rifornimenti. Alcuni Paesi hanno adottato misure d’emergenza come attingere alle scorte e rivolgersi ad altri fornitori. In Bulgaria, migliaia di famiglie hanno trascorso una notte al freddo perché le società fornitrici di energia hanno bisogno di tempo per passare a carburanti alternativi. Oggi le scuole e alcune aziende sono rimaste chiuse. L’importatore ceco Rwe Transgas dice che il principale gasdotto di transito dalla Russia alla Repubblica Ceca e all’Europa occidentale è chiuso da mezzanotte Anche Austria, Slovacchia, Polonia e Romania dicono che le forniture sono sospese, com’è già successo per Ungheria, Bulgaria, Turchia, Macedonia, Grecia e Croazia.

Russia: "Kiev fermi azioni illegali" La Russia si è detta pronta a riprendere i colloqui con l’Ucraina senza precondizioni, precisando però che Kiev deve fermare le azioni "illegali" che stanno danneggiando i clienti della Russia in Europa. "I colloqui tra le società energetiche statali di Russia e Ucraina Gazprom e Naftogaz sono stati sospesi il 31 dicembre dalla parte ucraina", ha detto la portavoce del Cremlino Natalya Timakova. "Da allora, funzionari di Gazprom dicono ogni giorno di essere pronti a riprendere i colloqui in qualsiasi momento senza precondizioni, diversamente dagli ucraini", ha aggiunto. Anche il premier Medvedev ha rivelato che tra le offerte di Gazprom prima della rottura del 31 dicembre c’era anche quella di pagare in anticipo 3 miliardi di dollari del transito: "Non certo noccioline in tempi di crisi finanziaria. Ma la delegazione mandata a Mosca non sembrava voler davvero negoziare nè avere il potere di concludere l’accordo". Quanto allo stop, che oggi ha interessato tutti i paesi che ricevono il gas dai tubi ucraini (l’80% dell’export russo in Europa passa di lì), Italia compresa, per Kiev è dovuto al fatto che Mosca ha smesso di pompare gas nei suoi condotti. La Russia smentisce: il gas è stato immesso fino alle 18:30 ora di Mosca (le 16:30 italiane), solo poi è arrivato l’ordine di sospendere, perchè si è constatato che nulla arrivava a destinazione. Questo, perchè l’Ucraina aveva chiuso tutte le sue stazioni di pompaggio.

Europa pronta a mediare L’Unione Europea è pronta ad aiutare Russia e Ucraina a trovare una soluzione alla crisi del gas che ha lasciato il vecchio continente a secco. Dopo un incontro con il primo ministro ceco Mirek Topolanek, presidente Ue di turno, il presidente della Commissione Europea, Jose Manuel Barroso, ha fatto sapere esplicitamente che l'Europa è disposta a essere "mediatore tra le due parti". Barroso ha poi reso noto che sia Mosca che Kiev hanno acconsentito all’invio di tecnici Ue per monitorare il flusso di gas russo attraverso l’Ucraina. Il premier russo Vladimir Putin e quello ucraino Yulia Tymoshenko hanno accettato la presenza di osservatori internazionali che controllino il regolare flusso del gas nelle condutture. Gazprom riprenderà le forniture di gas attraverso l’Ucraina appena saranno arrivati i tecnici Ue per monitorare il flusso al confine russo-ucraino.

L'Italia attinge alle scorte L’Italia sta attingendo alle scorte di gas a causa della forte diminuzione delle forniture dalla Russia. Lo riferiscono all’Agi fonti del ministero dello Sviluppo economico precisando che "come succede sempre quando diminuisce il flusso di gas, stiamo attingendo alle scorte e stiamo aumentando gli approvigionamenti dagli altri paesi". Sarà proposto tra "oggi e domani", d’intesa con il ministro dello Sviluppo economico, Claudio Scajola e quello dell’Economia, Giulio Tremonti, un emendamento al dl anticrisi "per estendere anche alle infrastrutture energetiche procedure semplificate". In questo modo "si potrebbero sfruttare anche risorse importanti di gas italiano come quelle in Alto Adriatico". Tra le possibilità anche l'istituzione di commissari straordinari per velocizzare ulteriormente gli iter, "sarebbe uno stimolo in più". In ogni caso "nel decreto anticrisi c’è già la previsione di uno snellimento dei bandi di gara per procedure semplificate, sarebbe importante estendere la norma anche alle opere energetiche".

Lo scontro sul gas La "nuova" guerra del gas fra Russia e Ucraina ha connotati diversi da quella del gennaio 2006, quando da un prezzo più che politico e dopo le polemiche seguite all’allontanamento ucraino dall’orbita moscovita, Gazprom aveva raddoppiato le tariffe del metano destinato al vicino. Quella disputa aveva aspetti politici (il gas come arma di pressione verso un paese sempre più ostile che non era il caso di privilegiare oltre) ma il contenzioso restava soprattutto commerciale, e su quel piano è stato risolto, con un mix fra i prezzi russi e quelli del metano centrasiatico. Stavolta, a detta dei russi, di economia c’è molto poco nei rifiuti di Kiev: a fronte di un bilancio comunque dissestato, peserebbero piuttosto le polemiche interne di un paese diviso e in anno di elezioni presidenziali. Domani di fatto qualche chiarimento è atteso: se anche Dubina non andrà a Mosca, le parti hanno appuntamenti a Bruxelles e al Parlamento europeo. Nel frattempo, è alto il rischio che, date le temperature rigide, i gasdotti ucraini subiscano seri danni dall’assenza di flussi.

Al momento, afferma Naftogaz Ukraini, i tubi lavorano "in regime di autonomia".

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