Parigi - «La moda non può essere solo vestiti, bisogna allargare gli orizzonti, avere una visione» dice Miuccia Prada poco prima della sfilata Miu Miu con cui ieri a Parigi si è conclusa l’interminabile tornata del prêt-à-porter femminile per il prossimo inverno. Il discorso non fa una grinza sia a livello generale, sia per lo specifico di questa meravigliosa collezione che esplora con occhio ironico e indulgente l’ossessione di piacere ormai dilagante tra le donne del nostro tempo.
La seduzione, campo minato su cui ciascuno alla fine trova una sua strada sicura, diventa quindi una buona scusa per fare un ritratto della contemporaneità che tiene conto dei diversi tipi femminili accomunati solo dall’eleganza firmata Miu Miu. La prima uscita in beige dalla testa ai piedi è quasi una dichiarazione d’intenti: parto dal fascino discreto della borghesia perché so di cosa sto parlando, vengo da una borghesissima famiglia milanese. Perbene per definizione, il colore del magnifico cappotto sette ottavi ha la stessa cremosa sfumatura della pelle delle modelle glitterata ad arte da una crema per il corpo contenente micropaillettes. Così quando in passerella compaiono i modelli totalmente scollati sulla schiena (si suppone per la fatalona dei quartieri alti) oppure aperti davanti ma sempre con un sottile reggiseno in tinta (sexy con pudore è il saggio suggerimento di Lady Prada) le ragazze sembrano nude e al tempo stesso vestitissime, issate sui tacchi alti ma finalmente umani delle perfette scarpette beige. In alcune uscite compare un nuovo accessorio rappresentato dalla sciarpa che fa da revers di pelliccia sui cappotti senza maniche per poi diventare anche cintura o comunque parte integrante dell’abito. Oltre al tradizionale trio cromatico rappresentato da cammello, nero e grigio, compaiono bellissime stampe riprese dai tappeti, l’ornamento principe delle case borghesi. Davvero indimenticabili gli abiti ricamati con grosse pietre sul corpino e una cascata di cristalli sulla gonna che riprende i motivi delle calze-gioiello.
Anche Marc Jacobs lavora su seduzione e borghesia, un binomio che riserva sempre molte sorprese come dimostrano film tipo Belle de Jour di Louis Buñuel oppure Gruppo di famiglia in un interno del nostro Visconti. Così sulla passerella di Louis Vuitton si materializza un organismo geneticamente modificato tra Maria Antonietta e una ballerina di can can senza dimenticare qualcosa di Inès de la Fressange e di Loulou de la Falaise, un tocco da rockstar che non guasta mai per non parlare delle conigliette di Playboy evocate dall’acconciatura a grosse orecchie in malizioso satin nero.
«Ho pensato a una donna francese che ama la moda e dedica molto tempo a vestirsi per andare ai party con i suoi amici» spiega lo stilista nel backstage. Tutto era quindi gonfio, tondeggiante, apparentemente senza problemi e soprattutto ricco da morire nonostante i tempi grami.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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