«Da Gattuso a Cassano i guai del Milan abbatterebbero un toro»

Caro Allegri, ottanta punti nel 2011 sono un bel bilancio da consegnare agli archivi: soddisfatto?
«Più che bello, ottimo. Abbiamo fatto in tempo a risalire in cima alla classifica, non abbiamo mai perso a San Siro. Ho un solo rammarico: quei due gol presi a Bologna altrimenti avremmo realizzato una striscia di sette partite senza subirne neanche uno. Se mettiamo nel conto lo scudetto, la supercoppa d'Italia e la qualificazione agli ottavi di Champions, possiamo dirci molto più che soddisfatti».
Come ha fatto a domare uno spogliatoio abitato da forti personalità e da qualche ingombrante senatore?
«A loro devo dire grazie, pubblicamente e in privato. Da tutti ho ricevuto disponibilità a lavorare sodo e a migliorarsi. E da quelli che chiamate senatori ho avuto in dono l'esempio da fornire ai nuovi arrivati i quali hanno capito al volo cosa significa stare al Milan».
Eppure nel finale del 2011, il Milan ha accusato qualche colpo a vuoto: risultati sì ma gioco pochino…
«É vero, dobbiamo lavorare sulla gestione della palla, sul gioco da perfezionare, non certo sul possesso palla: le statistiche dicono che siamo la squadra col maggior possesso palla di tutto il torneo. Abbiamo dei difetti da eliminare: per esempio subiamo troppi tiri dai 20-25 metri, come è successo a Cagliari».
E la stanchezza?
«Inevitabile pagare dazio dopo una rincorsa lunga 11 partite. Già dopo Bologna mi ero accorto in allenamento che la squadra aveva perso brillantezza. Eppure contro Siena e Cagliari siamo riusciti egualmente a vincere e a tenere una media stratosferica, 29 punti su 33 a disposizione. Segno che la squadra ha anche altre virtù. Non si può andare sempre a mille all'ora».
Da agosto in poi è capitato di tutto: Gattuso con problemi a un occhio, Cassano al cuore, Yepes alla caviglia e Flamini al ginocchio. Come ha fatto a risalire la china così in fretta?
«I guai avrebbero stroncato un toro e invece siamo rimasti in piedi e abbiamo recuperato il ritardo. Contano la forza del club, la qualità del gruppo, il lavoro dello staff. Per fortuna abbiamo avuto pochi infortuni muscolari».
L'anno scorso in lotta con Inter e Napoli, quest'anno è spuntata la Juventus: diamo un voto alla concorrenza?
«Nei giorni della svolta scudetto, prima del derby del 2 aprile, ho conservato fiducia e sicurezza. A Palermo avevamo pagato lo choc per la perdita di Ibra e il passo falso col Bari. Così faremo anche questa volta, convinti dei nostri mezzi».
Se l'aspettava una Juve così tosta e così tignosa?
«La risposta sincera è no. Bisogna fare i complimenti a Conte per l'eccellente lavoro svolto. Se una squadra, dall'inizio del torneo a oggi, non perde mai, affrontando sfide impegnative, vuol dire che ha dei valori. Hanno speso diversi soldini sul mercato e ora giocano a nascondino, ma non servirà granchè. Sanno tutti che concorrono per lo scudetto con noi. Ma non trascurerei nemmeno il ruolo esercitato da Udinese e Lazio che, come noi, hanno sulla schiena l'usura determinata dalle coppe».
Cominciamo con le dolenti note: Taiwo sostiene che lei parla troppo velocemente e non capisce…
«Vuol dire che parlerò al rallentatore. Sull'argomento, battuta a parte, vorrei aggiungere: dalle nostre parti si fa in fretta ad appiccicare l'etichetta sulla schiena di un calciatore. Guardate Robinho, per esempio, o Huntelaar. Tutti, specie quelli provenienti dall'estero, hanno bisogno di un periodo di ambientamento prima di essere giudicati. Ricordatevi sempre dei primi sei mesi italiani di Platini».
Il rapporto con il presidente Berlusconi?
«É bene che si arrendano tutti: tra di noi la sintonia è perfetta. Anche i giudizi sulla sfida col Barcellona sono condivisi: il Milan è uscito più forte dalla partita di San Siro».
Eppure il presidente ha "raccomandato" Inzaghi…
«Il presidente mi ha chiamato prima della partita col Siena, mi ha chiesto chi facevo giocare e mi ha parlato di Inzaghi. Io l'ho informato sulle condizioni di Pippo e gli ho fatto sapere che da 45 giorni non si allenava con noi per problemi alla caviglia. Da sempre faccio scelte nell'interesse supremo della squadra, non alleno i Globetrotter che vanno in giro per il mondo a fare esibizioni, alleno una squadra che ha la missione di vincere e convincere praticando il bel gioco. Inzaghi è stata la storia del Milan, come lo sono stati Van Basten, Baresi, Paolo Maldini. Io non mi occupo degli affetti, la vita come il calcio, va avanti. Anche io tra 15 anni sarò probabilmente su un gommone al largo di Livorno…».
L'anno scorso la rissa con Onyewu, a Cagliari la lite con Robinho: ha detto qualcosa a Ibra o ha paura di finire come Guardiola?
«Ha sbagliato Ibra, a prendersela tanto per una palla non restituita. Ma a fine partita i due erano insieme nello spogliatoio che mangiavano le cotolette».
Il benedetto rinnovo del contratto a che punto è?
«Situazione chiara: io ho fatto una richiesta alla società, Galliani ha replicato con una contro-proposta, troveremo l'accordo, è sicuro. E sa perché? Perché la società è soddisfatta del mio lavoro».
Di recente è finito anche sulle riviste specializzate in gossip: come l'ha presa?
«Malissimo, mi ha fatto girare le eliche l'invasione nella mia vita privata».


Nel 2007 il Milan vinse ad Atene l'ultima Champions? Quanto è lontano il suo Milan da una meta del genere?
«Quest'anno miglioreremo la prestazione ma per avvicinarci a quel traguardo abbiamo bisogno di un altro anno di maturazione».
Chiudiamo col mercato: Tevez o Fernando Torres?
«Il primo occuperebbe la casella di extra-comunitario, il secondo ha avuto un calo nel Chelsea ma è un buon giocatore».

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