Valeria Pedemonte
Gentile e posato nella vita, irruento e profondo sulla scena: sono le due facce di Alberto Gazale, il giovane, ma crudele Jago che si esibisce questa sera agli Arcimboldi, nell'ultima replica di Otello di Verdi.
«Avevo studiato il personaggio con Muti durante la tournée in Giappone di due anni fa. É scontato affermare quanto, un baritono, possa amare il ruolo malefico di Jago. Rischio però l'ovvietà e confermo che questo è uno dei ruoli che amo maggiormente. Nessuno osa dirlo, ma ognuno di noi gliela invidia un po', questa sua aperta cattiveria. Poter essere malvagi quanto Jago per un giorno! Quante soddisfazioni ci toglieremmo. Purtroppo sono lontano da questo modo di sentire, ma sdoppiarmi mi libera» .
Diretto da Muti il giovane baritono ha cantato alla Scala anche Rigoletto, Macbeth e Trovatore.
Trentaquattro anni, Alberto Gazale ha un fisico da attore western e i truccatori fanno fatica ad imbruttirlo per alcuni ruoli. Musicalmente, nel mondo dell'opera, ha già lasciato la sua impronta di giovane baritono del futuro nei massimi teatri italiani, nonché a Vienna, Madrid e Zurigo e New York (Otello alla Carnegie Hall).
Il suo debutto risale al 1998 a Parma con Un ballo in maschera. Pacato nella vita, ma ben attivo nella carriera, deve buona parte della sua ascesa artistica alla sua attenta professionalità ed allo studio con il suo maestro Aldo Bottion con cui mette a fuoco i personaggi.
Come "vede" il ruolo di Jago ?
«Lo penso - e cerco di realizzarlo - come un essere "credibilmente" falso. Mi sono spiegato. Sono sardo di nascita e cerco di essere sintetico, ma chiaro».
Che cosa rappresenta per lei la musica ?
«É la mia preziosa compagna di vita».
Nella vita cosa è importante per lei.
«Oltre alla musica, in campo lavorativo, per me sono importanti tutte le espressioni dell'anima».
Un desiderio ?
«Continuare a crescere artisticamente e sperare di trovare dei validi direttori d'orchestra che mi aiutino a sviscerare quel mondo meraviglioso che è l'opera».
Cosa ama di Milano ?
«Oltre la Scala: tutto. Meritatevela, questa città!»
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