Gazebo di Rifondazione per il «no» all’interno della Rai

Marco Remediani

A due giorni dal voto sul referendum costituzionale, all’interno della proprietà privata del centro Rai di Saxa Rubra, nell’area tra il parcheggio e l’entrata dipendenti del centro produzione tv, Rifondazione Comunista ha deciso di installare un bel gazebo, del tutto indisturbata. Il gazebo si trova a dieci metri dallo sguardo dei vigilantes e sotto ben tre telecamere che tutto controllano. Non manca nulla: c’è il classico tavolino pieghevole, qualche genere di conforto contro il caldo torrido di questi giorni e soprattutto i manifesti di propaganda in favore del «no», che sono stati addirittura appesi alle sbarre, in bella vista.
Un signore con occhiali tondi, baffi e un mezzo toscano in bocca, distribuisce volantini agli ospiti e ai dipendenti Rai che vanno e vengono. La sua Panda bianca è parcheggiata disinvoltamente accanto al gazebo del «no».
Non è la prima volta che si verifica questo fatto. Già sotto le elezioni politiche lo stesso gazebo di Rifondazione Comunista aveva occupato la medesima piazzola, dopo l’entrata principale, davanti alle sbarre del controllo documenti. E anche allora si era lasciato fare tranquillamente.
Da un paio di mesi a Saxa Rubra hanno installato un moderno gabbiotto con vigilante e videosorveglianza per filtrare chi entra nella proprietà; all’entrata del vialetto campeggia un grosso cartello che marca il confine Rai e vieta l’ingresso alle persone che non sono autorizzate. Lo sguardo severo della guardia non lascia spazio ad equivoci. Non si passa.
Nonostante tali imponenti misure di sicurezza, presso l’Intendenza della Rai, ufficio che dovrebbe avere il totale controllo del centro di produzione, sembrano incredibilmente cadere dalle nuvole e dicono di non sapere nulla dell’installazione del gazebo di Rifondazione.
Il fatto grottesco è che dal medesimo posto, qualche giorno fa, erano stati allontanati due innocui camioncini di venditori di mozzarelle di bufala, che - uno e il lunedì e l’altro il giovedì - offrivano i loro prodotti freschi provenienti dalla campagna pontina (nella desolata cittadella di Saxa Rubra, infatti, lontano dai supermercati e dai negozi di alimentari, molti dipendenti Rai erano diventati clienti dei venditori ambulanti di mozzarella e salumi).
Ma le regole sono regole e i venditori, non potendo occupare la proprietà privata della Rai, hanno dovuto dunque sloggiare in tutta fretta.

Non si capisce allora come per la mozzarella - che pure dovrebbe essere di interesse trasversale, diciamo bipartisan - si adotti il pugno di ferro, mentre si consente platealmente ad un partito politico di occupare uno spazio di proprietà della Rai, il servizio pubblico nazionale, per fare della campagna elettorale.

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