Gelli al contrattacco: «Io in tv? C’è di peggio...»

Il Piano di rinascita della P2? Validissimo, lo hanno usato tutti, «peccato non averlo depositato alla Siae per i diritti...». La riforma della scuola? Dieci e lode al ministro Gelmini, ha finalmente ripristinato ordine e disciplina. Poteri forti in Italia? Certo non la massoneria, piuttosto la magistratura.
La prima puntata di «Venerabile Italia» sarà solo lunedì, ma Licio Gelli, il Gran maestro della Loggia P2 chiamato da Odeon Tv, come anticipato da Il Giornale, in trasmissione - otto puntate sulla sua vita e su un pezzo di storia del Novecento - è già un fiume in piena. E neanche arriva in tv - Odeon precisa che sarà in studio solo nell’ultima puntata - che divampa la polemica: sulle sue dichiarazioni; e sul suo ruolo televisivo, contro il quale la sinistra insorge.
Parla, parla tanto il «venerabile». Lontano dal buen retiro di villa Wanda, non si sottrae, a Firenze, al fuoco di fila di domande dei cronisti. «Io in tv? C’è di peggio», ironizza. Quesito d’obbligo, la P2, il Piano di rinascita: «Tutti ne hanno preso spunto. L’unico che può andare avanti è Silvio Berlusconi, non - puntualizza - perché era iscritto alla P2, ma perché ha la tempra del grande uomo che ha saputo fare, anche se ora dimostra un po’ di debolezza perché non si avvale della maggioranza parlamentare che ha». E il quadro politico di oggi? «I partiti veri non esistono più, non c’è più destra o sinistra. A sinistra ci sono 15 frange, e la destra non esiste. Se dovesse morire Berlusconi Forza Italia non potrebbe andare avanti perché non ha una struttura partitica». Possibili successori, con i dovuti scongiuri? «Avevo molta fiducia in Fini - risponde – perché aveva avuto un grande maestro come Giorgio Almirante. Oggi non sono più dello stesso avviso».
Una valanga, Licio Gelli: rischio terrorismo attuale, perché la povertà offre terreno fertile; sì alla separazione delle carriere dei giudici, perché la magistratura è l’unico vero potere forte in quanto, «quando sbaglia non è previsto il risarcimento del danno». Non si sottrae neanche a giudizi e ricordi personali, il risorto Licio Gelli, alla cui vita gli americani dedicheranno un film. Elogia Marcello Dell’Utri come «bravissima persona, onesta e di profonda cultura». E si lascia andare a qualche aneddoto. Come la storia di quando, latitante, incontrò all’hotel Baglioni di Firenze Tina Anselmi, che guidava la commissione d’inchiesta su di lui ma non lo riconobbe. Incontro, sostiene Gelli, immortalato da una foto secretata.
Dopo l’esternazione, il putiferio. Da sinistra insorgono tutti, Pd, Idv, pure l’Udc.

Tuona il vicepresidente della Camera, Rosy Bindi: «Dopo i suggerimenti di Cossiga su come condizionare il movimento degli studenti e le dichiarazioni di Gelli dobbiamo essere ancora più avvertiti e vigilanti sui rischi che corre la nostra democrazia». Il capogruppo del Pd al Senato, Anna Finocchiaro, sollecita una presa di distanze del governo. Insomma, la bagarre del ritorno del ciclone Licio Gelli è appena cominciata.

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