Il punto secondo il ministro allIstruzione è molto semplice: «Giuliano Pisapia non conosce il problema delle classi ghetto». Sul palco delle festa Democratica due giorni fa il sindaco aveva contestato duramente Maria Stella Gelmini. Scontro aperto sul caso di via Paravia, la soppressione dellunica classe prima nella scuola elementare «Radice» nel quartiere San Siro perchè i bimbi sono pochi, appena quindici iscritti sostiene il Comune, dieci per il Miur, e soprattutto solo due gli italiani. Decisione motivata quindi con il tettoo del 30 per cento di studenti stranieri per classe fissato dal decreto Gelmini. La chiusura «è una discriminazione» ha denunciato Pisapia, «non si risolve così lintegrazione» e ha lanciato un appello ai genitori della zona a «iscrivere i loro bimbi in quella scuola per superare il problema dal punto di vista tecnico, anche se» ha puntualizzato «credo che il problema sia di natura politica».
La replica secca della Gelmini ieri è arrivata da Cernobbio, a margine del workshop Ambrosetti a cui il ministro ha partecipato sul lago di Como. Per favorire lintegrazione, insegna al neo sindaco di Milano, «serve la presenza di studenti italiani e stranieri, è dallo stare insieme che si fa integrazione». Pisapia, insiste, «non conosce il problema delle classi ghetto, il problema di via Paravia è mal posto e gli studenti sono già stati sistemati in altri istituti a meno di cinquecento metri di distanza da quella scuola». È «inutile alimentare le polemiche - ribatte-, ma bisogna ascoltare i mediatori culturali e gli insegnanti».
Lega e Pdl difendono la scelta del ministro. «Le leggi in vigore vanno rispettate - afferma il presidente lumbard del consiglio regionale Davide Boni -, è inutile che si continuino ad alimentare polemiche e barricate ideologiche su un problema che è già normato a livello nazionale». Se la scuola di via Paravia non ha i requisiti necessari per ospitare una prima classe sottolinea «non ci sono ragioni per alimentare tensioni a danno unicamente dei bambini e per creare a tutti i costi una classe composta quasi interamente da alunni stranieri. Dispiace invece che la stessa amministrazione milanese invece di incentivare lapplicazione delle leggi stia fomentando genitori e famiglie di stranieri a contestare la situazione». La vera integrazione conclude «deve prevedere classi che favoriscano dialogo e integrazione». Il vicesindaco Maria Grazia Guida ribatte che «è nelle facoltà del Comune chiedere una deroga al Ministero laddove i bambini stranieri che compongono la classe parlino la lingua italiana e così abbiamo fatto proponendo anche una serie di supporti didattici e attività extrascolastiche in grado di rendere la scuola appetibile anche ai bambini italiani, ma non siamo stati ascoltati».
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