Gelmini: «In tre anni 87mila tagli» E i sindacati mobilitano i docenti

Il ministro nel mirino: si trasferì a Catanzaro per fare l’esame di Stato. Lei spiega: «Dovevo lavorare subito». E c’è chi ne chiede le dimissioni

Sa benissimo che la scuola non è un’azienda. Ma il ministro all’Istruzione Mariastella Gelmini sa anche che quando c’è da far quadrare i bilanci qualche decisione a denti stretti va presa. E sia. Dietro le cattedre ci saranno tagli per 87mila posti in tre anni: il 7 per cento della spesa. «Occorre reinvestire - spiega la Gelmini - ma se non ci sono le risorse, come si può? Come si fa a investire nel merito se il 97 per cento delle risorse è bloccato negli stipendi?». E allora via con l’accetta, si torna al maestro unico. Per svecchiare quel piccolo mondo antico che rischia di diventare la scuola e per sbaraccare il «carrozzone» in nome di un modello più snello e più utile.
Apriti cielo. I sindacati esplodono in un polverone di polemiche. Anche se non verranno toccati i posti degli insegnanti di sostegno. Anche se il ministro promette in tutte le salse che non solo manterrà intatto il tempo pieno a scuola ma che addirittura lo potenzierà con i soldi risparmiati negli stipendi. Le nuove norme entreranno in vigore dal 2009 e quindi ci sarà tutto il tempo di confrontarsi. Nel frattempo però i Cobas hanno già proclamato uno sciopero per il 17 ottobre e giudicano «inverosimile» il ritorno maestro unico, «tuttologo che non farebbe che immiserire la scuola».
«Giù le mani dalle elementari - insorge il segretario generale della Cisl scuola, Francesco Scrima -. Hanno un tale livello di qualità che non farebbero arrossire alcun ministro della pubblica istruzione, se fosse fatta una verifica internazionale degli standard educativi».
La Gelmini resta ferma nelle sue posizioni e nel suo piano-risparmio per ridisegnare la scuola: «Non si capisce perché il contribuente debba pagare tre insegnanti per una scuola primaria che funziona benissimo anche con uno solo». Insomma, il ministro ha un obiettivo preciso: «La scuola deve tornare un luogo in cui i ragazzi si sentono protagonisti. Nel tempo invece è diventata sempre meno un’istituzione che forma, che educa, e sempre più un luogo dove erogare stipendi. Una forma di ammortizzatore sociale». E ovviamente un discorso del genere non può che surriscaldare gli animi della sinistra.
Il ministro finisce nel mirino anche per un’altra polemica. Che di istruzione però riguarda proprio la sua. La Gelmini infatti è stata accusata di essersi trasferita, nel 2001, da Brescia a Catanzaro per sostenere l’esame di Stato per diventare avvocato, visto che, fino a un po’ di anni fa, in Calabria la percentuale di ammessi all’orale era del 93,4 per cento. Per riparare all’«escamotage», c’è addirittura chi le chiede di rassegnare le dimissioni.

«È incredibile - sostiene Gaetano Romano, presidente dell’Unione giovani avvocati italiani - pensare che a usare la scorciatoia sia stata proprio colei che ha sottolineato la mancanza di preparazione di una parte degli insegnanti». Secca lei: «Dovevo iniziare a lavorare e quindi dovevo ottenere l’abilitazione. La mia famiglia non poteva permettersi di mantenermi agli studi troppo a lungo, mio padre era un agricoltore».

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