Politica

Generale dei marine piange ricordando il papà italiano

Convocato dal Congresso per parlare dell’emergenza immigrati, ha commosso tutti

Vittorio Macioce

Il generale piange. Peter Pace ha quattro stelle d’argento sulla divisa ed è il capo delle forze armate d’America. Ha 60 anni ed è, soprattutto, un marine. È un giorno non troppo caldo a Washington. Nell’aula del Congresso non ci sono quasi posti vuoti. Il generale sta parlando da diversi minuti. C’è silenzio e lui racconta ai rappresentanti dei cinquanta Stati della federazione a stelle e strisce la storia di un immigrato. È suo padre. Ed è qui che le parole gli restano in gola, come un ricordo, come un rimpianto. Silenzio. Peter Pace, quattro stelle d’argento sulla divisa, scoppia a piangere. Le lacrime sono un omaggio al contadino italiano che un giorno partì da Noci, paesino in provincia di Bari, per trovare l’America.
I deputati del Congresso guardano il soldato con sguardo fisso, allibiti. Lui ritrova coraggio e dice: «Quando hai sangue italiano nelle vene talvolta zampilla e ti afferra al cuore». Il senatore repubblicano Lindsey Graham si alza in piedi e replica: «Bisogna essere un forte Marine per riuscire a piangere». Si finisce con un applauso. Ted Kennedy sussurra: «Bella testimonianza. Spero solo che i miei colleghi l’abbiano sentita».
L’effetto è un po’ cinematografico, retorica americana e orgoglio italiano. Ma Peter Pace ha pianto davvero. «Mio padre - racconta - è partito da Bari. Qui ha trovato un lavoro come elettricista. Come molti figli di italiani io sono nato a Brooklyn. Siamo quattro fratelli e ognuno di noi ha fatto strada in vari campi. Non c'è altro Paese su tutto il pianeta che possa offrire quelle opportunità che ricevono coloro che vengono qui in America».
I suoi colleghi lo chiamano «Perfect Pete», un maniaco della perfezione. Non ha paura dei suoi sentimenti e delle passioni. Due anni fa si presentò sul palco del SuperBowl, la finale di football americano, in compagnia di Beyonce e si mise a cantare l’inno. Bush, quando lo nominò, parlò a lungo delle sue origini: «La madre di quest’uomo è un’anziana signora italiana che va sempre a messa e credo che un giorno finirà per bruciare la chiesa a causa di tutte le candele che accende per me». Sulla scrivania di Pace al Pentagono c’è una foto protetta da una lastra di vetro. È quella del caporale Guido Farinaro, 19 anni, il primo uomo che lui perse sotto il suo comando, in Vietnam: «Tengo questa foto con me perché lui, come altri, sono morti seguendo gli ordini del tenente Pace e io non potrò mai ripagarli. La mia reazione alla morte di quel ragazzo fu di totale furore. Ordinai all’artiglieria di radere al suolo il villaggio da cui era arrivato il fuoco nemico».
Un sergente, veterano del Vietnam, lo guardava in silenzio: «Mi fece capire con lo sguardo che sbagliavo. Bloccai il fuoco d’artiglieria. Quando andammo a setacciare il villaggio, l’unica cosa logica da fare, trovammo solo donne e bambini». Al generale Pace toccherà il compito di portare l’America fuori dall’Irak.

Forse non è solo un caso di omonimia.

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