Generali, il 49% di Ppf vale 3 miliardi

Generali alza il velo sull’opzione in mano al socio ceco Petr Kellner e, dopo il caso sollevato dalle dichiarazioni del vicepresidente Vincent Bolloré, rivela che potenzialmente l’acquisto nel 2014 del 49% della joint venture nell’Europa dell’Est con Ppf potrebbe valere tra i 2,5 e i 3 miliardi. Il presidente Cesare Geronzi, secondo quanto apprende l’Ansa, ha intanto risposto al capoazienda Giovanni Perissinotto di non voler deflettere dalla linea già espressa nella risposta ai tre consiglieri indipendenti e, in sostanza, di ritenere di non dover intervenire.
Dopo gli ultimi sviluppi in Generali con una singolare serie di prese di posizione tra vari esponenti del cda, in reazione all’intervista di Bolloré sabato, alcune voci danno per probabile la richiesta di convocazione di un cda straordinario da parte di alcuni consiglieri. Per ora il prossimo appuntamento del Leone in agenda è un comitato esecutivo il 6 aprile. Per un consiglio di amministrazione si dovrebbe invece aspettare fino a dopo l’assemblea degli azionisti del 30 aprile, ma sembra improbabile che si debba arrivare fino ad allora per un chiarimento, tanto più che da un eventuale giro d’orizzonti all’esecutivo sarebbero esclusi, ad esempio, anche gli indipendenti di Assogestioni o Diego Della Valle che non ne fanno parte.
Tornando a Geronzi, il group ceo Perissinotto gli aveva chiesto un intervento per mettere ordine e ristabilire il rispetto delle regole in modo che non ci siano notizie contraddittorie e potenzialmente lesive degli interessi della compagnia. La nuova risposta del presidente ricalca, però, quella già inviata ai consiglieri di Assogestioni nel cda, Cesare Calari, Carlo Carraro e Paola Sapienza. I tre, dopo l’intervista di Bolloré, avevano chiesto un intervento chiarificatore di Geronzi e questi aveva risposto loro di non voler entrare nel merito e di voler lasciare a chi parla la responsabilità di ciò che dice. Uguale, nella sostanza, la risposta a Perissinotto che si è limitata a rinviare a quella già data agli indipendenti.
La vicenda dell’opzione Ppf sollevata da Bolloré sembra intanto farsi più chiara. Come era filtrato dai tre indipendenti il valore secco di 3 miliardi indicato dal bretone sembrerebbe fuorviante: da un lato omette che si tratta del massimo in una forchetta tra i 2,5 e i 3 miliardi, dall’altro non considera che nelle previsioni finanziarie su cash flow e riserve tecniche la compagnia ne avrebbe già tenuto conto, e che si tratta di una voce che comunque non crea debito. «L’impegno di Generali rappresenta potenzialmente 3 miliardi di euro per uscire», aveva detto Bolloré.

Il valore dell’opzione che potrebbe scattare nel 2014, in realtà, più che a un’uscita porterebbe il Leone all’intero controllo di un’attività che garantisce oltre 4 miliardi di premi in un’area che è il quarto maggior mercato del gruppo.

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