(...) al nuovo stadio.
Poi, lo sapete. Il liberalismo è il nostro faro, la libertà di opinione labc del nostro impegno e, quindi, ospitiamo spesso e volentieri anche idee opposte alle mie. Penso agli elogi e allappoggio del nostro amico Sessarego al presidente della Samp e alle sue battaglie. A volte, Piero sembra più garroniano di Garrone. Mentre io, ad esempio, sul tema, mi riconoscono alla perfezione in Franti. Ma proprio qui sta il bello: un giornale non devessere un monolite, ma dare spazio alle idee di tutti. Poi, sta ai lettori trarre le conclusioni. E vale per ogni argomento, a partire dalla politica, fino ad arrivare allo sport.
Detto questo, proprio perchè non siamo pro o contro qualcuno, ma solo pro o contro il bene della nostra città e della nostra regione, vorrei fare lelogio della nuova generazione garroniana: di Edoardo, di Alessandro e di Giovanni Mondini, il loro cugino, ai vertici della società: rispettivamente presidente, amministratore delegato e vicepresidente. Tre persone perbene, tre ottimi amministratori, tre genovesi, in una città dove limprenditore è quasi una merce in via destinzione. E dove, spesso, non sempre, Assindustria è gestita omeopaticamente.
Lho detto e lo ribadisco. Una società si riconosce anche dal suo staff. E lo staff dei garroncini è ottimo e abbondante: penso, ad esempio, oltre ai manager, a Francesca Campora, Alessandro Castiglia, Alessandra Mariotti, Marco Semino, Luca Scolari. Persone perbene, prima ancora che ottimi professionisti. Non capita spesso, anche con gli ottimi professionisti.
Poi, lazienda: i garroncini hanno presentato recentemente i loro bilanci, sempre invidiabili; la nuova sponsorizzazione della Sampdoria, di cui vi abbiamo parlato qualche giorno fa su queste pagine, con i giocatori testimonial dei punti vendita, e anche la nuova rete dei distributori dove le aree di servizio che in alcuni casi erano degne di un trattato di archeologia industriale, lasciano spazio ai distributori più moderni, allegri e polivalenti dItalia. Con nuovi colori più nazionalisti: il blu di fondo della rete, un po tetro e un po francesizzante, viene sostituito da verde, rosso e bianco.
Ma è sui fondamentali che i garroncini vanno ancor meglio. Sullanalisi del loro essere imprenditori e sulla demagogia di chi pensa che un utile del 10 per cento per chi investe sia quasi una truffa. Ovviamente, è vero lesatto contrario. Tanto per dare unidea: dal 2007 al 2010 sono previsti investimenti della Erg per due miliardi e mezzo di euro, lottanta per cento del totale della capitalizzazione. «Cifre che fanno tremare i polsi anche a noi» dicono allunisono. E non esagerano. Un po tremano, anche nel dirlo. Ma, per lappunto, è la fotografia più bella del lavoro dellimprenditore che rischia - rischia davvero - e che ha tutti i diritti di guadagnare (peraltro in proporzioni assolutamente non spropositate) in base al rischio. É labc delleconomia liberale, ma in Italia non è così scontato. Meglio fare demagogia o demonizzare gli utili aziendali. Magari dopo ventanni in cui quegli stessi imprenditori - ribadisco, rischiando sulla loro pelle e non su quella dei demagoghi - hanno perso soldi.
Poi, Edoardo, si lascia andare alle sue consuete considerazioni politiche. E dice parole sacrosante: su Genova, sulla Liguria e sullItalia. Lontane anni luce dallEuropa. A Barcellona, dove hanno presentato i bilanci, cè un rigassificatore in mezzo al porto: impatto ambientale praticamente nullo, utilità inversamente proporzionale allimpatto. Eppure, in Italia, fare rigassificatori (ma anche, persino, pale eoliche) sembra impossibile.
I garroncini - imprenditori illuminati ed esternatori illuminati, che non parlano tanto per parlare o per bulimia di titoli sui giornali - raccontano di unItalia ostaggio del partito del «no» e della sindrome del Nimby, che blocca ogni iniziativa. Laccusa più dura arriva da Edoardo, spesso collocato sui banchi della sinistra nei giochi giornalistici sui parlamentini degli industriali. In realtà, il presidente della Erg più che di destra o di sinistra, è quasi più montezemoliano di Montezemolo e rilancia il suo «grido di dolore per lItalia». «Il nostro Paese è fermo, paralizzato, mentre la Spagna corre; la Germania ha avuto unaccelerazione spaventosa grazie alla Merkel e anche i francesi si sono dati, con Sarkozy, un presidente duro perchè si sono accorti che il Paese si stava addormentando».
La requisitoria di Edoardo, che condivido alla virgola, è spietata: «LItalia, invece, è il Paese dei no, dove non si riesce a fare nulla per via di un ambientalismo che dice di no a tutto e di cui è un simbolo drammatico, ad esempio, lemergenza rifiuti in Campania, una regione dove nessuno ha avuto il coraggio di fare le discariche e i termovalorizzatori». Garrone è apocalittico. Purtroppo, giustamente apocalittico: «La politica è condizionata da una minoranza che rappresenta meno del 10 per cento degli elettori e questo è inaccettabile. Così come è inaccettabile che il governo parli a due voci. Nellesecutivo, cè chi fa la politica degli annunci e chi, poi, fa di tutto per bloccare gli impianti». E ancora: «Gli imprenditori delocalizzano non solo per il costo del lavoro che in altri Paesi è più basso, ma anche a causa di questo Paese che dà sempre meno certezze. É un dramma. I tempi autorizzativi sono infiniti e le regole cambiano troppo spesso. Questo allontana non solo gli investimenti esteri, ma costringe in molti casi gli imprenditori italiani a espatriare, delocalizzando».
Piccolo particolare. Anche lo scorso anno, i garroncini ci avevano affidato pensieri simili su molte vicende. Pensieri che condividevamo ieri e che condividiamo oggi.
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