La premessa è doverosa: non tutti utilizzano Internet, la maggior parte degli over 70 non ne conosce nemmeno tutte le potenzialità. Quindi è sbagliato dire che la rete e l'uso che ne facciamo sia uno specchio fedele della nostra società. Detto questo, Google è un testimone scomodo della nostra superficialità. Anche quando stupidi non siamo. Ne abbiamo parlato con Rita Bichi, docente di Sociologia alla facoltà di Scienze politiche dell'università Cattolica del Sacro Cuore.
Professoressa Bichi, le parole che cerchiamo in rete, da Ferragnez a Despacito, denunciano una leggerezza imperante. Ci disinteressiamo della politica, diventiamo più manovrabili. Cosa ne pensa?
«Durante tutto l'anno utilizziamo Internet come luogo di svago, è un momento di sospensione dagli impegni quotidiani. La rete viene anche molto utilizzata per informarsi ma è altrettanto vero che prevale l'interesse per quella che una volta si chiamava cronaca rosa più che per argomenti impegnativi».
Questo uso eccessivo dei social ha anche ritarato le nostre menti e il nostro modo di parlare? Pensiamo e comunichiamo come in una chat?
«Abituati come siamo ai post e al meccanismo dei social network, ci siamo anche disabituati a riflettere e ad approfondire».
Non torneremo indietro da queste dinamiche, vero?
«La generazione Z, che a breve diventerà adulta, ci sta dimostrando che la capacità di concentrazione è lungamente diminuita rispetto al passato. Chi insegna se ne rende già conto: l'attenzione svanisce dopo poco».
Come mai?
«Perché questa è una generazione multi screen. Che, attenzione, non vuol dire multitasking. Significa che è perennemente connessa, ma non a un solo canale, a più di uno alla volta, con più schermi contemporaneamente».
Roba da impazzire.
«A noi sembra un eccesso. Ma per loro, cioè per i Millennials, è la normalità. E un giorno saranno loro a creare la rete, a dettarne i contenuti».
Insomma, c'è una spaccatura generazionale nel modo di comunicare. Ma tutto questo secondo lei crea coesione o allontana?
«Anche le regole delle relazioni cambiano.
La coesione sociale viene meno, o meglio, cambia forma. Anche la rete crea delle occasioni di incontro nel reale e detta le regole delle nostre conversazioni, anche quelle sotto l'ombrellone. Però tutto questo può anche portare a un profondo isolamento».
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