Cè in questi giorni una doppia ricorrenza alla quale, a differenza di altre volte, viene dato il giusto risalto. Il sommo pianista canadese Glenn Gould morì cinquantenne per un ictus nella sua Toronto il 4 ottobre 1982. Era nato il 25 settembre 1932, quindi oggi avrebbe 75 anni, un'età in cui un pianista di solito è ancora in attività. I giudizi su di lui sono assai discordi. Molti hanno per Gould un'autentica venerazione e lo considerano tout court il migliore virtuoso della tastiera e il più straordinario interprete del secolo scorso. Altri, pur rendendo omaggio alla sua tecnica eccezionale, lo ritengono spesso poco rispettoso della volontà dei compositori.
Su questo atteggiamento sfavorevole influisce la tipologia del personaggio. Era un eccentrico clamoroso (scrisse un libro per negarlo senza riuscirci), un ipocondriaco che usava i guanti e talvolta il cappotto anche d'estate e si imbottiva di pillole. Al pianoforte sedeva su un seggiolino speciale poco discosto da terra e canticchiava sulle note. Sopportava a fatica - e questo lo si può capire - il rituale frusto dei concerti. Al punto che il 10 aprile 1964, a Los Angeles, tenne il suo ultimo recital e si rifugiò negli studi di registrazione (non aveva ancora 32 anni!) per inseguire la perfezione nel loro silenzio e nella possibilità che offrivano di «montare» esecuzioni diverse. Oggi possiamo pensare con un po' di tenerezza a tutti quei nastri tagliati e rincollati, che peraltro ci hanno dato dischi memorabili. E immaginare la felicità di Gould se avesse potuto utilizzare gli attuali sistemi elettronici.
Le iniziative per ricordare Gould sono cominciate qualche mese fa con la pubblicazione del dvd Hereafter (in italiano Al di là del tempo, molto più bello) prodotto dal suo amico Bruno Monsaingeon, nel quale il pianista si può vedere e ascoltare a lungo; il video ne ha rilanciato un altro del 1993, 32 piccoli film su Glenn Gould, dove il protagonista è sostituito da un interprete, l'attore Colin Feore, talmente immedesimato nella parte da riuscire a «essere Gould». Adesso lo onora la sua casa discografica quasi onnicomprensiva, la Sony, che propone al mercato internazionale un box di 80 cd (al prezzo di 220 euro), realizzato con i cd singoli originali e con due cd-bonus di grande interesse. Nel primo il pianista discute con Tim Page delle sue adorate Variazioni Goldberg bachiane (si pensi che il box contiene le due famose interpretazioni del 1956 e del 1982, mentre i gouldiani più accaniti ne possiedono cinque); nel secondo Gould, oltre a far ascoltare alcuni frammenti interpretativi, spiega le ragioni del suo abbandono dei concerti.
Se si osserva l'elenco completo dei cd, si trova la conferma di un altro motivo per cui Gould non è amato da tutti: fra gli autori interpretati mancano Chopin, Debussy e Ravel che il maestro non riteneva congeniali alla propria indole. Ai comuni ascoltatori evidentemente non bastano Beethoven, Mozart, Schönberg e Bach, oltretutto piuttosto «personalizzati».
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