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Genova, allarme Tbc Malati quattro studenti

All’origine del contagio un ragazzo brasiliano che ha avvertito i primi sintomi nel mese di dicembre, ma che si è presentato al pronto soccorso soltanto il 18 gennaio. I genitori accusano il preside per la scarsa trasparenza con cui è stato gestito il caso

Genova, allarme Tbc 
Malati quattro studenti

Genova - Un ragazzo ancora ricoverato all'ospedale San Martino, quattro studenti e, probabilmente, anche un professore positivi al test di reazione cutanea alla tubercolina. È questo il bilancio del caso Tbc polmonare scoppiato a Genova all'Istituto alberghiero Marco Polo di Quarto. All'origine del contagio un ragazzo brasiliano che avrebbe cominciato ad avvertire i primi sintomi nel mese di dicembre, ma che si sarebbe presentato al nosocomio genovese solo il 18 gennaio, facendo scattare con notevole ritardo tutte le misure previste in questi casi. «Stiamo applicando il protocollo per le malattie contagiose - spiegano i sanitari - secondo il quale, diversamente da quanto accade per le scuole materne, elementari e medie inferiori, è sufficiente testare le persone che hanno avuto contatto diretto con la persona malata ossia i compagni di classe e i docenti, procedendo solo in seguito ad analisi più approfondite. Ed è quello che abbiamo fatto e stiamo facendo».

Le persone risultate positive ieri, quindi, verranno sottoposte ad ulteriori accertamenti per verificare l'avvenuto contagio: «La positività al test - tranquillizza il dottor Valter Torello, responsabile del Nucleo operativo delle malattie infettive della Asl 3 del capoluogo ligure - non significa malattia. Tutti noi nel corso della vita veniamo a contatto almeno una volta con bacilli di questo tipo e ne rimane traccia nel nostro corpo. Pertanto non c'è da allarmarsi in quanto i giovani dell'Alberghiero risultati positivi potrebbero aver avuto un contatto con la tubercolosi in tutt'altro momento e potrebbero non sviluppare mai la malattia».

Al Marco Polo, tuttavia, è già scoppiato il panico. I genitori accusano il preside Enrico Alloero per la scarsa trasparenza con cui è stato gestito il caso. «Informazioni ufficiali - racconta una mamma adirata - sono state date solo a chi frequentava la stessa classe del ragazzo malato. Noi che abbiamo comunque i nostri figli in quella struttura lo siamo venuti a sapere solo per vie traverse o addirittura dal Giornale».

Anche i ragazzi non l'hanno presa bene e, riuniti in assemblea nel primo pomeriggio di ieri, hanno paventato al preside la possibilità di uno sciopero. «Non trattandosi propriamente di varicella ed essendo questo un istituto tecnico dove i contatti sono frequenti a causa dei numerosi laboratori - dice una delle studentesse - avrebbero dovuto avvisarci in modo che ognuno, a discrezione, potesse cautelarsi. E invece non l'hanno fatto».

Di tutt'altro tenore le dichiarazioni della scuola: «Non c'è motivo di creare inutili allarmismi - sostiene il preside Enrico Alloero - per un episodio, che magari a noi pare grave ma che è considerato dai sanitari quasi normale amministrazione, non valeva certo la pena scrivere avvisi a tutte le famiglie, creando il panico.

Questo non vuol dire che stiamo sottovalutando il problema ma solo che bisogna rimanere tranquilli».

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