Verso l'inizio degli anni '70 vennero affissi a Genova numerosi manifesti pubblicitari arancioni, con una bottiglia in primo piano ed il volto sfocato di una ragazza accanto; gli slogan che recava erano: «Il vero Corochinato» e «oggi beviamo un vino aperitivo». In questi tempi di «marketing della memoria» ed attenzione al vintage, proprio quella bottiglia potrebbe sicuramente concorrere al titolo de «il più antico aperitivo italiano»; bevendolo tornano alla mente come per incanto il mitico Carosello, l'Alberto Lupo de «La Cittadella» o Ernesto Calindri che sorseggia il suo amaro in mezzo al traffico. Assaporarlo consente un tuffo immediato ed improvviso nel passato, grazie ad un gusto antico che evoca sapori, volti, sensazioni perdute della Superba d'altri tempi. Già, perché l'aperitivo «di gran lusso l'asinello», come recita la straordinaria etichetta retrò verde chiaro (che si porta sulle spalle più di un secolo!) è genovese... La nostra città d'altronde è nota per la capacità istintiva di celare e non condividere immediatamente i suoi tesori. L' Asenetto (come veniva chiamato in origine) nasce nel remoto 1886 da un vino bianco «neutro» aromatizzato tipo Vermouth, che passa attraverso l'infusione a freddo per un mese di circa 18 selezionate erbe, bacche, fiori, semi e cortecce aromatiche (tra essi china, salvia sclarea, cardo santo, bacche di ginepro, assenzio pontico, condurango, legno di quassio, radice di genziana) ed arriva dopo circa 6 mesi di invecchiamento in vasca a 16% alcolici. Veniva normalmente bevuto liscio, con seltz o con l'aggiunta di un'oliva (ma anche con una fetta di limone è eccellente).
«Il vero Corochinato», recita lapidariamente la stessa etichetta (vedi foto), mescolando abilmente il nome del paese di Coronata (il primo vino usato era un bianco di Coronata) e la China (nota corteccia di piante arboree usata anche per le virtù digestive), che ne è ingrediente fondamentale. Il disegno soprastante sembra evocare ad uno sguardo superficiale qualcosa di
siciliano (un asino bardato con due ceste sui fianchi ed un popolano con fascia e berretto), invece si tratta del «Pacciugo», il marinaio del XI secolo che con la coniuge «Pacciuga» è protagonista di una delle più note leggende religiose genovesi, ricordata anche con due statue (vedi foto) conservate nel Santuario di S. Maria e S. Michele a Coronata.
Nella lunetta sul collo della bottiglia compare la Lanterna, con sullo sfondo un veliero
come si intuisce facilmente ci si ritrova ben oltre una semplice bevanda, siamo all'interno della tradizione genovese, con una serie di simboli, echi e rimandi alla storia cittadina che aumentano il valore di questo straordinario aperitivo. La sua salvaguardia si deve alla famiglia Allara, originaria del vercellese, trasferitasi ad inizio secolo a Cornigliano ed in seguito a Prà, dove tutt'oggi ha sede la ditta vinicola omonima in via Fusinato. Sono loro i titolari del marchio, registrato con l'antica ricetta del 1886, rilevato dall'azienda Bozzano una ventina di anni fa. Qualche documento fa risalire le origini alla ditta Paolo Marengo S.A.; a produrre per vini Allara Il Corochinato, dopo vari avvicendamenti, è attualmente la storica «Toccasana Negro» (l'ex «Antica erboristeria Negro») di Cessole, nell'astigiano; il vino bianco utilizzato è il Cortese. Uno dei rammarici di Tiziana Allara è proprio l'impossibilità di produrre in Liguria il Corochinato: «purtroppo non riusciamo a trovare aziende disponibili ed in grado di realizzare una lavorazione tanto meticolosa». Fino a pochi anni fa persino il codice a barre veniva applicato a parte ed a mano su ogni singola bottiglia, tanto per chiarire l'attenzione e la particolarità artigianale di tutto il procedimento. Il periodo di maggior fulgore risale agli anni '60; oggi la produzione annua gira tra le 5000 e le 6000 unità, disponibili principalmente a Genova e provincia (con più difficoltà in regione) presso enoteche, circoli, bar ed in un alcuni punti vendita di un marchio della grande distribuzione. Avrà un futuro l'Asenetto? «Certo - conferma ancora Tiziana Allara - perché se lo merita e si merita soprattutto di essere conosciuto. Continuare la tradizione secolare e proporlo il più possibile è il nostro impegno ed obiettivo per gli anni a venire». Questo prodotto di qualità, curato ed unico, che evoca ricordi e sapori di una volta, ha radici antiche da conservare e proteggere; va seguito con attenzione e proposto in luoghi adatti: corre voce che tra breve il Corochinato potrebbe essere avvistato presso la trattoria «Maria», vera e propria istituzione cittadina, in auge dal lontano 1946 in Vico Testadoro.
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