Genova e Rixi, così si può salvare l’alleanza Pdl-Lega

Genova e Rixi, così si può salvare l’alleanza Pdl-Lega

(...) i moderati italiani si sono presentate separate, come nel 1996, magari sono cresciute in termini di voti di lista, soprattutto il Carroccio, ma hanno regalato la vittoria alle elezioni alla sinistra.
A Genova, in particolare, una condizione simile significherebbe regalare il trionfo elettorale a Marta Vincenzi (difficile), a Roberta Pinotti (un po’ più probabile), a un terzo candidato (più probabile ancora), o a Enrico Musso, vicesegretario del Partito liberale, iscritto al gruppo Udc al Senato, sostenuto dagli alti colonnelli del Terzo Polo e fan sfegatato del governo Monti e del montismo (la più improbabile di tutte, ma non impossibile).
Per evitare tutto questo, molto più delle primarie del centrodestra di cui hanno parlato Alfano e i vari leader del Pdl, in questo momento servirebbe una scelta immediata. Dura e pura. In mancanza del fuoriclasse esterno alla politica vagheggiato a lungo e mai trovato (forse anche perchè mai cercato sul serio, per evitare di creare nuova concorrenza nel partito), forse è il caso di chiedere ai vari Matteo Rosso, Raffaella Della Bianca, Matteo Campora, Gianni Plinio, Lilli Lauro e candidati vari ed eventuali un passo indietro. Per lasciare spazio a un esponente leghista.
L’operazione Rixi, chiamiamola così, potrebbe essere anche un modo di tenere aperto un canale di dialogo con la Lega, in un momento in cui i rapporti fra il Carroccio e il Pdl sono ai minimi storici. Dialogo nazionale, intendo, visto che Genova è l’unica grande città del Nord dove si va a votare per eleggere il primo cittadino nella prossima primavera.
Piccolo particolare, non ininfluente: un patto del genere, fra l’altro, converrebbe anche ai leghisti che rischiano un risultato residuale se corrono da soli in una Liguria dove, negli ultimi anni, sono cresciuti molto meno che in altre regioni, comprese quelle di insediamento leghista meno forte: dall’Umbria alla Toscana, dall’Emilia-Romagna alle Marche, tutte zone dove il Carroccio cresce in percentuali esponenziali rispetto a quelle liguri.
Insomma, converrebbe a tutti. Ma converrebbe anche alla credibilità della candidatura perché, fra tutti i leghisti, Rixi è quello che ha le caratteristiche migliori per essere gradito anche dalla base del Pdl: è giovane, è sufficientemente bello, è capace di scatenare il pubblico con l’oratoria, come ha dimostrato anche intervenendo all’incontro degli amici del Giornale, con il discorso più duro contro il governo Monti, che non ha risparmiato niente e nessuno.
In più, negli ultimi tempi, il capogruppo del Carroccio in Regione ha imparato anche a scendere dalle barricate dialettiche che lo ponevano sempre a difesa di ogni causa, comprese quelle sbagliate di lavoratori che difendevano il posto più che il lavoro o di comitati del no a tutto, ed ha imparato a tessere fili anche con mondi produttivi importanti. Penso, ad esempio, all’interessante convegno sul porto che ha organizzato qualche settimana fa con «Liguria Cultura» di Diana Bacchiaz, riuscendo a portare allo stesso tavolo imprenditori del calibro di Ignazio Messina e dell’amministratore delegato del terminal di Vado, i tre presidenti delle Autorità Portuali Luigi Merlo, Lorenzo Forcieri e Rino Canavese (accompagnati dalle rispettive tre grazie della comunicazione Silvia Martini, Monica Fiorini e Marina Monti) e il console dei camalli Antonio Benvenuti, rivelatosi un insospettabile liberista, la più bella sorpresa della giornata. Oltre, ovviamente, agli uomini di partito, dall’ex sottosegretario Francesco Belsito al segretario ligure Francesco Bruzzone. Insomma, anche su questioni portuali, Rixi riesce ad essere contemporaneamente di lotta e di governo.
Ultimo particolare, decisivo, che non mi stancherò mai di ripetere: Edoardo, a un certo punto, è diventato l’«onorevole Rixi». Ma lo è diventato con le liste bloccate e il gioco delle opzioni. E, quindi, ha preferito rischiare con le preferenze e la corsa per essere eletto in Regione, optando immediatamente per via Fieschi il giorno del doppio incarico.


Insomma, Rixi ha fatto quello che tanti nel centrodestra e fra i paladini odierni di un’«Altra Genova» non hanno avuto il coraggio di fare: scegliere Genova e la Liguria, anche se Roma sarebbe stata più comoda. Secondo me, la campagna elettorale sta tutta lì. Come prova d’amore per la città basta e avanza.

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