A Genova non manca Piano, manca Biasotti

Il Waterfront è coerente se viene integrato con Terzo Valico e riconversione dell’acciaio

A Genova non manca Piano, manca Biasotti

(...) secondo lui più rappresentative della Liguria. Fra cui il Giornale non c’era. Ora, Renzo Piano è ovviamente libero di non essere documentatissimo sui dati diffusionali (non fa parte dei doveri di un architetto) e di invitare a casa propria chi vuole. Come scrive giustamente il segretario dell’associazione ligure giornalisti Marcello Zinola, di cui pubblichiamo in questa stessa pagina l’intervento integrale, che condividiamo alla virgola e di cui lo ringraziamo moltissimo, visto che ha dimostrato ancora una volta di essere il rappresentante di tutti. Ma non ci sembra una grande idea quella di tener fuori dalla porta o sullo zerbino una parte importante della città. Che noi e gli altri esclusi rappresentiamo. Piaccia o non piaccia al grande architetto.
Personalmente, ad esempio, a me l’Affresco piace. E piace molto. Ma, come su tutti i temi, il Giornale ospita anche gli interventi di chi non è d’accordo con noi e dà voce a tutti: l’intervista di Vito De Ceglia al presidente di Assindustria Marco Bisagno è stata fino ad ora la più dura stroncatura del piano di Piano e, pare, quella che ha fatto meno piacere all’architetto. Così come credo che quello di ieri di Sandro Biasotti, sempre sulle nostre pagine, sia stato il più caldo atto d’amore nei confronti dell’Affresco, il più forte dal punto di vista tecnico e politico.
Non sono Piano, se non altro perchè parlo con tutti. Ma, se fossi nell’architetto, ascolterei sia le tesi contro, che quelle a favore, come in parte ha già fatto. Per smussare, limare, perfezionare il proprio progetto e farne una creatura ancor più perfetta, in grado di cambiare davvero questa città. L’Affresco è qualcosa di grande e geniale non perchè l’ha firmato Piano e quindi va accettato in modo aprioristico e quasi provenga da un Oracolo. L’Affresco è qualcosa di grande e geniale perchè fa più bella Genova e, soprattutto, il suo ponente.
Ma, al di là dell’Affresco, credo che la vera partita sia un’altra. E cioè un disegno complessivo per sognare una città diversa. Potremmo dire, un SuperAffresco. Finora stoppato da un blocco di potere che pensa all’autoconservazione delle proprie posizioni. Disegno che, in parte, può essere legittimo, soprattutto nella misura in cui assicura lavoro e sviluppo al porto. Ma che non può essere la misura per giudicare tutto e per bloccare quello che non è funzionale ai propri disegni, grazie al sostegno di un centrosinistra sempre schierato con i poteri forti della città.
Nel SuperAffresco - che va oltre e sopra Piano - c’è anche l’idea di una nuova Cornigliano, dove l’acciaio smetta di succhiare il sangue alla città e gli spazi tornino ai genovesi e dove il grigio dei fumi sia sostituito dall’azzurro del cielo. E poi c’è l’Iit, e cioè - detta gagliardamente - la sostituzione dell’industria pesante con l’industria pensante.

E, soprattutto, c’è il Terzo Valico, unica vera speranza di un futuro per la Liguria, visto che farebbe diventare la nostra Regione l’hinterland paradisiaco della Lombardia e Milano un quartiere di lavoro per i genovesi, con tutte le relative positive ricadute in termini occupazionali ed economici.
Ecco, il futuro sta nel SuperAffresco di Biasotti, più ancora che nell’Affresco di Piano. Sta a noi non farlo diventare il passato.

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