il dibattito sul caso Finmeccanica

PER VENDERE ALL'ESTERO
Lo Stato non può che adeguarsi

alla «prassi» vigente nei mercati
Caro Direttore, i fatti delle ultime settimane che hanno coinvolto due delle principali aziende italiane, ENI e Finmeccanica, meritano un paio di considerazioni.
Partiamo dalla più banale: se qualcuno ai vertici di queste società a partecipazione pubblica ha intascato indebitamente delle somme nell'ambito di contratti internazionali deve finire in carcere, oltre a restituire il maltolto. Tuttavia queste società sono presenti anche in borsa e operazioni mediaticamente rilevanti come quelle che sono state portate avanti generano un danno collettivo, in termini di perdita di valore delle azioni dello Stato, che se possibile è più alto delle presunte irregolarità perseguite. In tali casi, le indagini e le azioni, sino alla condanna definitiva o alla rimozione del colpevole dal suo posto, dovrebbero essere coperte dal più assoluto riserbo, per evitare che la collettività ci rimetta due volte (il danno per il denaro distratto dal criminale e la perdita di valore sul mercato azionario). Altro discorso sono invece le somme più o meno «ufficiali» che si dice siano state versate a soggetti esteri come provvigioni per facilitare le vendite dei nostri prodotti (nel caso di Agusta) o per acquisire lo sfruttamento di materie prime (SAIPEM ed ENI).
I mercati internazionali in oggetto sono infatti molto particolari. Quello delle armi, ad esempio, oltre a vedere in alcuni paesi addirittura istituzionalizzata e obbligatoria la figura dell'intermediario (fatto non noto alla maggioranza dei lettori), prevede la prassi internazionale dei cosiddetti «offset»: sono delle «compensazioni» in virtù delle quali a fronte dell'acquisto di armamenti da parte del paese X, il venditore si obbliga ad effettuare investimenti nel paese X medesimo per un importo che può essere pari o superiore a quello della vendita. Per esempio: se vendo 100 milioni di armi devo effettuare un investimento nel paese per 100 milioni. Tali pratiche valgono in paesi civilissimi come la Germania, la Norvegia, l'Olanda e, guarda caso, l'India. Persino l'Italia applica la politica degli offset, anche se non esiste una norma ad hoc e se non se ne parla nel dibattito politico. Gli offset italiani sono controllati dalla Direzione Generale degli Armamenti, sotto il Segretario Generale della Difesa, che risponde al Ministro della Difesa. Di fatto la soglia di attivazione degli offset è di 5 milioni di Euro e la richiesta minima è del 70%, ma generalmente arriva al 100%, fatta sempre la possibilità di decisioni ad hoc. La cosa divertente è che non si trova traccia di tale prassi italica sul sito del Ministero della Difesa, ma la loro esistenza è comprovata da apposite pubblicazioni negli USA e nell'Unione Europea. Voglio sottolineare che si tratta di pratiche del tutto lecite, anche se poco trasparenti al pubblico. Vi sono comunque esperti che si occupano di tali operazioni e che ricevono delle provvigioni in funzione del valore delle pratiche da loro trattate. Inutile dire che se in paesi molto civili queste pratiche sono (abbastanza) pulite, vi sono paesi al mondo dove il limite con la corruzione è assai lasco.
Cosa voglio dire in definitiva con questo discorso: l'Italia si deve dotare di norme chiare e deve decidere ufficialmente i limiti di attività delle proprie società pubbliche. Non si può pretendere di agire su di un mercato internazionale fortemente concorrenziale come quello militare o quello degli idrocarburi e non accettare le regole del mercato stesso.
La risposta realmente morale è quella di prendere atto che vi sono zone pericolosamente grigie in tali mercati e che quindi lo Stato deve decidere se sia più opportuno attenersi ad un'etica assoluta e dunque NON OPERARVI e, ovviamente, di NON LUCRARCI SOPRA o se invece sia disposto a «sporcarsi le mani» dichiarando di conoscere ed accettare le prassi di mercato, magari ponendo dei paletti chiari da rispettare per le nostre aziende nelle trattative commerciali, al fine di limitare le pratiche moralmente più oscene. Continuare come oggi ad operare fingendosi verginelle, salvo indignarsi quando emergono situazioni ben note, è solo un comportamento da ipocriti.
Saremo mai in grado in Italia di governare da uomini veri e liberi e conseguentemente di affrontare seriamente e risolvere problemi come questi? Ai posteri l'ardua sentenza...

Tesoriere regionale del Pd

e Assessore al Bilancio di Santa Margherita Ligure

GLI STRANIERI GONGOLANO
Se i magistrati affossano

il nostro sistema industriale
Un tempo si diceva: Quod non fecerunt barbari, fecerunt Barberini. Oggi con la pesante crisi industriale, ci vogliono solo i magistrati ad affossare ENI/Saipem, Finmeccanica e domani chissà...

e così i francesi prenderanno le commesse Eni in Algeria ed altri gli ordini degli elicotteri Finmeccanica.
E parliamo di crescita, sviluppo e lavoro? Si ma per gli stranieri che stanno gongolando per il nostro: cupio dissolvi.
Mario Lauro

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