2LA TESTIMONIANZA
Per ottenere commesse
si deve bussare con i piedi
Caro Massimiliano dopo aver letto il tuo fondo sul il Giornale mi permetto di sottolineare alcune tue frasi che condivido. Gli affari pubblici all'estero: conosco abbastanza bene la «macchina per ottenere un contratto» che c'è tra un azienda pubblica o privata e una società o nazione straniera. Questa «macchina» è composta di ex venditori, uomini del marketing, ex ufficiali delle Forze Armate e burocrati della nostra macchina statale. Sono tutte persone che sanno districarsi tra personaggi della politica, della burocrazia e del mondo degli affari perché hanno fatto parte per tanti anni di quel mondo. Quando i sepolcri imbiancati fanno la morale, pensano che un Ad di una società possa proporre un contratto, una fornitura di un bene prodotto dall'Italia, con un solo appuntamento al ministro delegato per le acquisizioni e basta. Non è così in nessuna parte del mondo! Avendo fatto parte di una società di telecomunicazioni, operante anche all'estero, posso affermare che se non vai a bussare alla porta delle «persone giuste» non avrai mai un appalto. Devo dire, scherzando ma dicendo anche la verità, bisogna bussare con i piedi, perché le mani sono occupate dai «aiuti» che favoriscono l'affare! «Bussare con i piedi», lo consigliano quelli che sono dietro a quelle porte!
2LE RAGIONI DELLA CRISI
All'Italia manca una vera politica industriale
Caro Massimiliano, sono giorni frenetici per la politica italiana, elezioni importanti, elezioni per certi versi «significative» di un sistema che ci sta per lasciare (forse) per addentrarci in un possibile solco inesplorato. Sembra di essere nella casa delle streghe dei Luna Park anni '80 quando si saliva sul piccolo trenino per fare «il viaggio» all'interno del palazzo con un buio pazzesco ed una paura folle per le sorprese che si sarebbero incontrate. Bene, ora l'italiano va al voto con questo stesso stato d'animo pronto ad entrare nel Tunnel del Luna Park. In questo contesto si è innescata la vicenda Finmeccanica che evidenzia la totale mancanza di una Politica Industriale degna di questo nome nel nostro paese. Le incursioni della Magistratura, i legami veri o presunti dei protagonisti con alcune frange del mondo della politica rendono bene l'idea di come si navighi «a vista» e sulla pelle della gente che lavora.
L'Italia è Finmeccanica e Finmeccanica è l'Italia, una linea retta senza soluzione di continuità per tutti quelli che ci lavorano e per tutto il popolo italiano. È da molti anni che non esiste più una politica industriale in grado di programmare e proiettare il paese verso i mercati mondiali. Che tradotto significa, che le regole si fanno cammin facendo con vari modi e soluzioni. L'importante è essere presenti e vendere il Prodotto Italia esattamente come fanno gli altri paese (la Francia docet). Il tema centrale, si deve difendere l'italianità oppure è giusto e necessario vendere i gioielli di famiglia (vedi Ansaldo Energia)? I pro ed i contro si equivalgono, ma la sostanza resta. Oggi incassare denaro (anche tanto) non risolve il problema e non migliora lo scenario nel paese. Anzi, uscire da Settori Strategici solo per denaro ci rende tutti più poveri e debitori futuri nei confronti di altri paesi «più evoluti» o più sensibili alle problematiche dell'economia reale.
La realtà è che lo Stato deve mettere in condizione le «sue» aziende di lavorare e non remare contro. Come diceva qualcuno il «peggior nemico degli italiani sono gli italiani» ed io aggiungo non sono i mercati esteri. Negli attuali scenari Finmeccanica è presente in modo molto significativo e con alti livelli di valore aggiunto pertanto sarebbe una pura follia operativa mollare la presa. Restare proprietari delle aziende poste sul nostro territorio in settori strategici non è solo un fattore nominale vuol dire anche valore economico distribuito in grado di creare benessere per tutti.
Gian Luca Fois
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