Cronache

La «doppia» Samp e il Grifo solo contro tutti

(...) contare su otto giocatori di grande corsa e alto livello tecnico aveva impartito un'autentica lezione di calcio a Delio Rossi che può vantarne non più della metà. Sostanzialmente si era trattato della ripetizione del primo tempo contro il Chievo. Di là tutti rapidi, decisi, precisi, puntuali. Di qua il duo Gastaldello-Palombo obbligato a soffrire le pene dell'inferno sulle peste dell'imprendibile Biabiany a causa di un Obiang lento e svagato, un Krsticic assatanato ma confusionario e un Poli condannato a sfiancanti raddoppi al cospetto del lucidissimo trio Valdes-Marchionni-Parolo, col corollario di un Estigarribia e un De Silvestri in frenata soggezione nei confronti di Rosi e Gobbi sulle fasce, mentre Eder faceva aria e Icardi nemmeno quella. Poi è venuta la ripresa e - diavolo d'una Sampdoria - la musica è cambiata. Esattamente come contro il Chievo. Nel mezzo passava tutto tra i piedi dell'indiavolato Krsticic in combutta col solito Poli e l'Obiang ritrovato. Finché - grazioso l'omaggio di un Mirante impeccabile prima e dopo - sulla testa di Icardi, desaparecido in attesa del momento magico, è puntualmente piovuta la palla del nono sigillo stagionale. Dopodiché, figurarsi se la porta del grande Romero (4 soli gol subiti in 10 gare dall'avvento di Delio Rossi da una difesa che va imponendosi come la terza del campionato) avrebbe lasciato passare uno spiffero.
In buona sostanza, cinicamente rivinta la partita da vincere per sommare 15 punti nelle prime 8 gare del girone di ritorno (12 gol fatti, 2 soli subiti, 1,875 la sontuosa media punti-gara), la Sampdoria del neo presidente Edoardo Garrone si ritrova non solo felicemente salva ma pure saldamente ancorata alla parte sinistra del tabellone della classifica di serie A, e pazienza se il 9° e l'8° posto di Udinese e Catania appaiono francamente inattaccabili.
Il Grifone rampante di Ballardini, sacrificata sull'altare del mito di papà Totti la serie positiva dei 9 punti in 5 partite alla sontuosa media di 1,8 punti-gara, sta vivendo una fase allucinante. Chi lo avesse visto giocare solo dall'avvento di Ballardini in qua lo crederebbe squadra da 10°/11° posto. Invece sta lì al 17°, intuitivamente certo di salvarsi solo perché non si vede come il Palermo e il Siena che si scorneranno domenica e il Pescara invitato a pranzo dall'Atalanta possano annullare i 5 punti di distacco. Però attenzione a crogiolarsi sull'«intuitivamente certo», visto che i punti in palio sono ancora 33 e per cominciare il Grifo dovrà vedersela sabato sera a Marassi (senza lo squalificato Kucka ma con il rientrante Granqvist, Matuzalem fermo 15 giorni) con il lanciatissimo Diavolo rossonero e andare poi a far visita alla Fiorentina che ha fame di Europa. Resta comunque la certezza che il «3-5-1-1» attuato dai giganti della difesa, dagli aitanti centrocampisti (da segnalare la crescita di Vargas, l'epifania del talentuoso desaparecido Jorquera, la conferma di Bertolacci e l'Immobile in ripresa) e dal più aitante e generoso Borriello che si conosca, è compatto più che mai. Finché le forze reggono.

Tant'è che pure a Roma, dove il 3-1 è risultato più falso di Giuda, è calato nel finale: ma la vile espulsione di Kucka e quella ridicola di Ballardini, mi fanno pensare che lì contro il Grifo abbia giocato dell'altro.

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