«Genova e la Liguria hanno bisogno di nuove infrastrutture. Ma dobbiamo scordarci di finanziarle con i soldi pubblici, dello Stato o dei Comuni. E allora noi spieghiamo come e dove trovare i fondi per realizzare le grandi opere».
Quando lei, senatore del Pdl Luigi Grillo, dice «noi», chi intende? E, soprattutto, cosa intende per risorse che si possono trovare? Pare un'utopia, di questi tempi.
«Nessuna utopia, solo un ragionamento logico e molto rigoroso. Andiamo per ordine. Se dico noi, è perché mi riferisco all'ex ministro, ingegnere Pietro Lunardi, e al sottoscritto, anche in qualità di presidente della Commissione Lavori pubblici e Comunicazioni del Senato e relatore delle leggi di riforma del finanziamento delle opere pubbliche».
Vi siete messi insieme...
«... per illustrare le opportunità che abbiamo di fronte, grazie alle nuove norme introdotte dal governo che ci ha seguito in questa linea di lavoro. Ne parleremo entrambi lunedì, alle 17, nel corso di un convegno a Genova, Palazzo Spinola, che segue quello tenuto sabato scorso a Beverino».
Sul tema?
«L'evoluzione della normativa sui lavori pubblici in Italia».
Qual è la ricaduta su Genova?
«Una ricaduta fondamentale. Penso alla Gronda di levante, allo scolmatore del Fereggiano, ad esempio».
Opere costosissime, lo Stato e i Comuni hanno già detto che le casse pubbliche sono vuote.
«Infatti. Ecco perché ci vogliono i project bond, le obbligazioni di scopo e tutti quegli strumenti finanziari garantiti, a disposizione degli investitori istituzionali, ma anche dei cittadini, che possono consentire il finanziamento».
Cominciamo dai project bond.
«Le nuove norme fanno sì che vengano emesse obbligazioni, appunto i project bond, garantite da Cassa depositi e prestiti e Sace, e sottoscritte da banche, compagnie di assicurazione, Fondazioni. Questi bond devono, ovviamente, avere una redditività, e servono a finanziare grandi opere come, in Liguria, la Gronda di levante».
Poi ci sono le obbligazioni di scopo.
«... che verrebbero emesse dalle società di scopo a capitale pubblico. Funziona così: i Comuni, come quello di Genova, hanno tanti debiti, ma anche molte proprietà immobiliari. Se ne trasferissero anche solo una parte a una società di scopo che, a suo volta, emette obbligazioni, garantite e a redditività di mercato, per finanziare opere pubbliche, il cerchio si chiuderebbe positivamente».
Ma chi le sottoscrive, queste obbligazioni?
«I cittadini stessi. Prendiamo il caso del Comune di Genova, un caso clamoroso: debiti per 1,3 miliardi e valore di proprietà immobiliari di circa 4 miliardi. Se Tursi ne conferisce tante per un valore di 200 milioni a una società di scopo che emette obbligazioni sottoscritte dai genovesi, abbiamo trovato i soldi per lo scolmatore».
Il sindaco Marco Doria non ci pensa.
«Il sindaco dovrebbe andare in televisione e parlare chiaro ai cittadini, in questo senso. Credo che i genovesi capirebbero e lo seguirebbero».
Allora non è vero che i soldi non si trovano?
«Si trovano. Gli strumenti legislativi ci sono, finalmente. Ora diamoci da fare».
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