L'Isola del Jazz e il batterista dei presidenti

A Isola del Cantone nessuno se l'è dimenticato, Bobby Durham. Dal 2008, quando la malattia lo ha riportato al Dio di cui da piccolo, nel coro della chiesa a Philadelphia, cantava le lodi, riposa nel cimitero tra lo Scrivia e la ferrovia; sulla lapide ha voluto far scrivere «Grappa», il suo soprannome guadagnato da eroe sul campo di battaglia etilico. La sua sepoltura è quella, perché la sua famiglia, negli Usa, non si è degnata di reclamare indietro la salma: qualcuno si è fatto sentire, ma solo per sapere se Bobby, per caso, aveva lasciato qualche soldo in eredità. Niente dollari, sorry, solo debiti. Fine delle comunicazioni.
Ma prima di queste tristi vicende, Bobby Durham era «il jazzista», e che jazzista. Uno di quei personaggi che in un posto come Isola, millecinquecento anime recintate nell'angolino più a nord della Liguria, possono essere piazzati soltanto da uno sceneggiatore di commedie o dal destino. Per fortuna, se ne è occupato il secondo. Bobby «Grappa» Durham, classe 1936, suonava la batteria con Ella Fitzgerald, che lo aveva portato quattro volte alla Casa Bianca, dove aveva cantato per quattro diversi presidenti. Suonava anche con Frank Sinatra e Oscar Peterson e tanti altri, però a Isola bastavano i primi due nomi dell'elenco per mettere tutti sull'attenti. A Genova era capitato nel '93, durante una tournée col pianista Massimo Faraò. «Avevamo una settimana di pausa tra una serie di concerti e l'altra. Mi dice: Massimo, ti scoccia se resto a Genova a casa tua? Non se n'è più andato». E quando Faraò si è trasferito a Isola nel 2001, anche l'alter ego Durham ha fatto i bagagli: Massimo a Griffoglieto, frazione collinare; Bobby, senza patente e bisognoso di una stazione ferroviaria a portata di mano, nel capoluogo. Lo hanno adottato tutti, da allora. Hanno parlato e riso con lui anche se di italiano Bobby sapeva dire «grappa», «batteria» e poco altro. Soprattutto hanno riso, perché Bobby Durham rideva di quelle fragorose risate americane, che sembrano quasi cantate. Gli isolesi hanno riso, e hanno assistito, nel 2005, alla prima edizione di Isola Jazz, il festival ideato da Faraò e Durham. Una rassegna partita piano piano e adesso cresciuta fino a diventare famosa in tutta Italia. L'edizione 2013 parte martedì e si conclude sabato, e vede il piccolo centro trasformarsi in una vera cittadella jazz. Mattina e pomeriggio sono dedicati a lezioni e seminari (gli iscritti sono una cinquantina) riguardanti tutti gli strumenti, con classi sparse in vari edifici isolesi. 43 gli allievi iscritti, eccezionali i maestri, quasi tutti di provenienza Usa, tranne Faraò che insegna pianoforte e Aldo Zunino, docente di contrabbasso. La sera, dalle 21.30, i concerti.

Quest'anno, sul palco dell'ex scalo ferroviario, si alternano nell'ordine Ed Cherry, Fulvio Albano, Kevin Mahogany, Joe Chambers e il coro gospel di Rodney Bradley. Lo stesso coro è atteso, sabato pomeriggio, in chiesa, dove si celebra una messa cantata che ormai a Isola è un evento classico. In memoria, naturalmente, di Bobby Durham, musicista e isolese.

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