«Il mio edicolante, vittima delle tasse e del malgoverno del Paese» Storie di persone travolte dalla crisi

Caro direttore da alcuni giorni sono obbligato a servirmi in una nuova edicola poiché il mio giornalaio che per anni mi ha fornito le notizie fresche di stampa ha deciso di chiudere la propria attività travolto da imposte, tasse e gabelle varie.
Impossibile per lui continuare a sopportare il peso crescente di una pressione fiscale che oramai ha raggiunto livelli impossibili. Per sua stessa ammissione, a conti fatti, è più conveniente chiudere che insistere nel mantenere in vita l'attività commerciale in questo assurdo contesto.
Oggi in Italia cessano di esistere 1.000 Partita Iva al giorno, quasi 300.000 aziende nel 2012 hanno fatto lo stesso ragionamento del mio amico giornalaio arrendendosi ad uno stato che per salvaguardare una immagine di paese che sa rispondere alle pressioni degli speculatori, ha distrutto in maniera credo irreparabile un tessuto di micro imprese che proprio dallo stato dovevano invece essere tutelate.
Chi fa impresa oggi in Italia o è un pazzo o è molto ricco, credo che la prima categoria sia fortemente dominante. In un anno di governo Monti abbiamo visto dimezzato lo spread ma abbiamo anche visto crescere di molto la disperazione nelle famiglie e nelle imprese. Sapendo di poter governare per un breve periodo di tempo i tecnici hanno fatto il meglio e il peggio che potevano fare.
Il pareggio di bilancio non sarà mai raggiunto se si infliggono punizioni così severe a chi deve produrre ricchezza. Questo paese è destinato ad immiserirsi sempre più poiché nulla è stato fatto sul piano dello sviluppo e della crescita.


Questo governo tecnico ha saputo ridare credibilità (temo di breve durata) al Paese ma al contempo ha ucciso l'ottimismo e l'entusiasmo da cui partiva lo spirito imprenditoriale che ha fatto grande questo Paese.
*imprenditore

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