Cronache

«Non c'è sempre... san Berlusconi»

«Non c'è sempre... san Berlusconi»

«Non si può sempre aspettare “san Berlusconi”...». Marco Melgrati, capogruppo regionale del Pdl che ben conosce il Ponente ligure ha le idee chiare sulla debacle elettorale del centrodestra nostrano che ha perso anche l'ultima roccaforte azzurra, Imperia, con un 76,1 per cento a favore del candidato del centrosinistra. «Non ci si può nascondere dietro alla mancanza di flusso elettorale, si deve leggere il risultato delle amministrative come una batosta figlia della mancanza di struttura del Pdl sul territorio», ha detto Melgrati, commentando il risultato delle amministrative a margine del consiglio regionale. «Non si può sempre pensare che “san Berlusconi” faccia il miracolo come alle ultime politiche» ha aggiunto Melgrati secondo il quale il risultato di Imperia sarebbe stato provocato dalle inchieste giudiziarie che coinvolgono l'ex ministro Claudio Scajola: «Hanno avuto un ruolo determinante a Imperia perché hanno creato mal disposizione nella gente verso l'amministrazione uscente. Vedremo però come finiranno perché sappiamo come vanno queste cose e quante volte le persone coinvolte sono poi state assolte».
Secondo Melgrati, che è stato anche sindaco di Alassio, i buoni risulti del Pdl nel savonese sarebbero spiegabili con le capacità degli amministratori, abilità riconosciute dai cittadini che hanno scelto di riconfermare alcuni sindaci. «I risultati ci sono stati per merito degli amministratori capaci, bravi. È accaduto ad Alassio - ha aggiunto Melgrati -, a Ceriale, dove è stato confermato il sindaco uscente, a Carcare, dove il sindaco Bologna, che era stato sfiduciato e sostituito dal commissario per conflitti con la Lega, è stato riconfermato dagli elettori per le sue capacità. La riprova che chi lavora bene viene riconfermato».
La disamina dei risultati non può prescindere dall'analisi delle cause. Anche per ricominciare a formulare un progetto politico del centrodestra che porti risultati. In ciò Melgrati non è diplomatico, non è il suo stile del resto. «La batosta elettorale è figlia della guerra interna al Pdl, serve una pax generale per lavorare insieme e avere risultati. Non spetta a me indicare quale sia la guida giusta per la Liguria - ha precisato Melgrati - serve però una persona che sia equidistante tra le due fazioni che si sono fatte la guerra e hanno portato a queste sconfitte».
Da Ponente a Levante anche lo spezzino Morgillo ha commentato il risultato elettorale. «Si sta esaurendo un ciclo che ha visto il centrodestra per venti anni protagonista, si esaurisce perché non si è mai proceduto al radicamento del partito sul territorio. È prevalsa la linea dei partiti leaderistici all'americana che vanno bene per vincere le politiche ma non servono per le amministrative» ha detto Morgillo che ha proseguito: «Ora sarebbe bene una pausa di riflessione. Senza idee chiare si fa solo più danno. Bisogna ripartire da valori condivisi, il fatto che ci si mescoli insieme pur di vincere non è buona amministrazione. Io di alcune alleanze sono rimasto sconcertato, come a Imperia, sia dei miei sia degli avversari, perché la decenza ha un limite». Il vicepresidente pensa a un «contenitore nuovo, che si chiami dei moderati o del centrodestra o del buon governo non importa, basta che sia alternativo ad altri. Serve anche una classe dirigente nuova, che traguardi venti anni. Io ne ho sessanta e non posso. Bisogna partire dai quarantenni, ne abbiamo, si tratta di valorizzarli». Questo, dice Morgillo, nonostante «non sia stata fatta crescere una classe politica territoriale e si siano moltiplicate solo le scorribande di capi e capetti che, non avendo seguito e radicamento sul territorio, si sono dedicati ad arruffianarsi e a leccare i capi romani per avere gradi». «A Imperia ha perso la città - ha concluso Morgillo - che con Scajola ha ricevuto tanti benefici. Se si faceva un referendum sulle cose fatte si vinceva invece è stato un voto sulla persona e sulle inchieste giudiziarie che, come sappiamo, spesso finiscono con delle assoluzioni».
Soddisfatto, naturalmente il presidente Claudio Burlando. «Ora abbiamo tutti i capoluoghi di provincia, ma il mio pensiero dopo la vittoria non è andato alle prossime elezioni regionali perché penso che la logica giusta sia fare dieci anni e poi lasciare spazio ad altri». Burlando non è però sicuro che fare le primarie per il suo successore sia la scelta azzeccata, «non sempre lo è. A Imperia non si è fatto, secondo me giustamente, perché altrimenti avremmo perso le elezioni. Perché le primarie di solito si svolgono tra personalità politiche. È difficile immaginare che un Capacci partecipasse alle primarie del Pd.

Bisogna usare ogni volta una logica».

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