La prima pagella del prof La «luna di miele» a Tursi è finita prima di iniziare

La prima pagella del prof La «luna di miele» a Tursi è finita prima di iniziare

(...) Andiamo avanti. C’è anche qualcosa di positivo in queste prime settimane. Non tanto il taglio di cappuccini e brioche in giunta, più demagogico che altro, ma ad esempio il fatto che il neosindaco sia andato a stringere personalmente la mano a tutti i consiglieri il primo giorno, gesto cortese e bello, di una bella politica. Oppure, l’incontro con Doria al Porto Antico, anche questa volta educato e cortese, con una stretta di mano finalmente vigorosa, solo, senza scorte, nè codazzi. Il che, in tempi di ostentazione pacchiana del potere, mi è piaciuto molto. Così come mi è piaciuto il fatto che si sia pagato personalmente il biglietto del treno per andare a Milano ad incontrare il suo omologo Giuliano Pisapia. Piccolo gesto, ma è anche di piccoli gesti che abbiamo bisogno per sperare in un’altra politica.
Poi, però, ci sono i contenuti. E qui finiscono le note positive. Secondo me, ovviamente. Perchè è vero, ad esempio, che Doria si è pagato il biglietto del treno, ma è anche vero che è andato a Milano per inaugurare «via Enrico Berlinguer». E, se guardiamo alla storia, di Berlinguer restano un’indubbia integrità personale, il discorso sulla «questione morale» e un cumulo infinito di errori e sbagli dimostrati dalla cronaca e dalla storia. Insomma, se c’è stato uno che le ha sbagliate tutte (o quasi), questo è stato il leader storico del Pci. Altro che la figurina del presepe doriano.
E poi, soprattutto, la questione Imu. Le aliquote così alte, sulla prima e in particolare sulla seconda casa, sono un attacco anche ai ceti deboli, a chi quella casa se l’è comprata con i sacrifici di una vita o l’ha ereditata da chi l’ha sudata e rischia di veder sfumare tutto in pochi mesi per colpa di una tassa forse incostituzionale e certamente immorale. Certo, non l’ha voluta Doria, quella tassa. Ma c’è modo e modo di applicare una tassa ingiusta: ad esempio, prima di alzare le aliquote al massimo, si possono tagliare gli sprechi, che non sono i cappuccini. Ad esempio, si può alzare il telefono e chiamare Matteo Camicciottoli, sindaco di Pontinvrea, provincia di Savona, a una manciata di chilometri di Genova, che l’Imu non l’ha applica e in questa battaglia ha coinvolto anche i consiglieri di opposizione.
E poi Doria finisce dietro la lavagna anche per la mancata partecipazione al pellegrinaggio annuale della città alla Madonna della Guardia e alla processione del Corpus Domini con i lavoratori. Qui non è un problema di essere coerenti col proprio non credere, ci mancherebbe altro, essere atei è assolutamente legittimo. Il problema è che quelle cerimonie sono solo formalmente religiose, ma in realtà cuore della vita della città, anche laica. «Laica, non laicista» come ha perfidamente twittato Marta Vincenzi, senza riferimenti diretti, ma ricca di riferimenti. Poi, certo, Doria ha incontrato il cardinale Bagnasco in Curia. Ma quelle assenze sono morettiane: «Mi si nota di più se vengo o se non vengo?». Lo si è notato di più perchè non è venuto.
Ultimo capitolo, i tagli alla cultura e ai teatri. Capisco che, in tempi di vacche magre, è più giusto tagliare ai teatri che all’assistenza agli anziani. Ed è vero che «la cultura non si mangia» come disse, criticatissimo, Giulio Tremonti. Ma è anche vero che con la cultura si mangia, che i teatri danno lavoro e vita. Perchè nessuno si mobilita mai come ci si mobilita per le fabbriche?
Un conto sono gli sprechi, gli sperperi e i soldi dati agli amici degli amici o ai soliti noti, sempre gli stessi e che la pensano tutti allo stesso modo, quello di sempre, quello loro. Ma c’è anche una Cultura vera - a Genova ce n’è tanta - che va assolutamente difesa, senza attribuirle colpe che non ha, ma anzi riconoscendo che è un volano di sviluppo. Tagliare su questa roba è un reato intellettuale. Ma vi immaginate se l’avesse fatto una qualsiasi giunta di centrodestra cosa saremmo qui a sentire sull’«assalto dei barbari» al mondo degli ottimati?
Lo fa Doria e nessuno fiata. Ma si può?
In tempi di crisi, gli investimenti su questa Cultura andrebbero aumentati, non diminuiti, tagliando invece su tanta zavorra che si annida nelle pieghe del Comune, soprattutto alle voci «dirigenti e personale». E, allo stesso modo, la scelta di tagliare la Notte Bianca sembra demagogica, perchè la Notte Bianca è un bersaglio facile, perchè sa di panem et circenses. E, spesso, lo è pure stata. Ma, a mio parere, la Notte Bianca va cambiata perchè è un modello vecchio, superato, non per far contento qualche intellettuale snob per cui divertirsi è peccato o roba troppo popolare. E va cambiata senza rinunciare al grande indotto che ha portato nelle casse dei commercianti e della città in questi anni, riconosciuto dagli operatori.
Se la Notte del Porto sognata dal presidente dell’Autorità Portuale Luigi Merlo potesse essere un antidoto alla rinuncia a un evento che è comunque vita per la città, sarebbe bellissimo cominciare proprio dal Porto, altra comunità che rischia di essere danneggiata da questa amministrazione, troppo dolce con i Comitati e meno attenta al lavoro di un mondo che, con l’hi-tech, è una delle maggiori ricchezze della città. Ecco, anche simbolicamente, la Notte del Porto potrebbe aiutare a riaffermare con forza questo principio.


Sono perfettamente d’accordo con Renato Tortarolo che sul Secolo XIX ha ammonito: «Non spegniamo la città». Dal Terzo Valico alla Notte Bianca, Marco Doria lo sta già un po’ facendo. Fermiamolo. Reagiamo. Con la forza delle idee.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica