Rubano 1.650 metri di rame e mandano in tilt le ferrovie

(...) I tecnici delle ferrovie hanno lavorato tutta la mattina per ripristinare il servizio rallentato dalle 6 per il furto di 1.650 metri di rame, suddiviso su più di 30 cavi. È stato trafugato anche un trasformatore degli apparati di riscaldamento degli scambi contenente anch'esso un importante quantitativo di rame. A fine giornata il bilancio è stato di oltre 60 treni regionali e 4 a lunga percorrenza coinvolti sulle linee Torino-Genova, Torino-Savona, Torino-Piacenza, Torino-Cuneo-Ventimiglia, Torino-Bra-Alba, Torino-Chieri e Torino-Cavallermaggiore-Alba. I convogli - riferiscono le Ferrovie - hanno accumulato ritardi tra i 15 e i 60 minuti. Il danno deve essere ancora quantificato, ma di certo è ingentissimo. «Il danno economico - si legge in una nota delle Ferrovie dello Stato - deve essere ancora quantificato. A questo occorre aggiungere i disagi ai viaggiatori, oltre all'impegno di circa 6 ore di lavoro dei tecnici di Rete Ferroviaria Italiana per il reintegro del materiale rubato e il ripristino del regolare funzionamento della linea».  La sottrazione dei cavi in rame non ha conseguenze sulla sicurezza della circolazione ferroviaria, e dunque per i passeggeri, «provoca solo rallentamenti e conseguenti ritardi» fanno sapere le Ferrovie. «La sua asportazione infatti - conclude la nota - provoca l'attivazione immediata dei sistemi di sicurezza che governano le tecnologie di gestione del traffico ferroviario». In pratica i treni si fermano.
Il rame è un materiale diffusissimo che costa molto estrarre, ma che si rivende con estrema facilità. Secondo le forze dell'ordine, impegnate da qualche anno a fronteggiare il fenomeno, la pratica di rubare rame sarebbe diffusa tra varie tipologie di criminali, soprattutto gente dell'Est Europa, romeni in particolare. Il business del rame ha un preciso funzionamento, basato sulla facilità di riciclaggio e, soprattutto, sulla mancanza di controlli necessari in fase di rivendita.
Così i furti si moltiplicano. Infatti anche a Genova è stato segnalato un nuovo caso. Nella serata di mercoledì, alle sette di sera, in via dei Pescatori, alla Foce, un italiano di 29 anni di origini napoletane è stato denunciato per furto aggravato da una volante della Questura. L'uomo era stato fermato perché riconosciuto da una guardia giurata come l'autore del furto di cavi elettrici di rame (almeno 70 metri) avvenuto in Darsena lunedì scorso, due giorni prima. Dagli accertamenti, effettivamente, la persona risultava essere colpevole del reato: l'individuo era stato immortalato anche dalle telecamere installate nell'area portuale. Il giorno prima, martedì, un altro furto di rame sarebbe potuto finire in tragedia. In via del Peralto a forte Begato, i ladri hanno forzato la porta in vetro resina di una cabina Enel, sbullonato la gabbia di un trasformatore in funzione da 15 mila volt e si sono portati via 12 cavi di rame, da 10 metri ciascuno, dal peso di circa 180 chili. Sul posto sono intervenuti gli agenti della Polizia Scientifica: in casi simili di furti in cabine elettriche ladri meno accorti sono stati fulminati dall'alta tensione.
Secondo gli inquirenti alle prese con questo nuovo fenomeno il riciclaggio di rame è facile anche perché non c'è la necessità di sottoporre gli scarti di rame ad alcuna lavorazione prima di fonderlo. E sempre secondo le forze dell'ordine in molti centri di rottamazione il materiale viene preso senza bisogno che ne venga indicata la provenienza. In Italia grandi quantità di rame verrebbero acquistate da fonderie per essere trasformate in barre che vengono poi esportate regolarmente verso la Cina o verso il Sud America.
Tra gli obiettivi oltre alle ferrovie e alle cabine elettriche ci sono persino di cimiteri, dove i ladri di rame si portano via per esempio le grondaie.

Sempre secondo gli inquirenti ogni giorno in Italia spariscono almeno tre tonnellate di rame e la questione è particolarmente grave per il sistema ferroviario che in casi come quello che si è verificato ieri si blocca.

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