Come s'impara a vedere la luce dell'oscurità

di Ferruccio Repetti

La luce oltre il buio. La luce della sensibilità oltre il buio della cecità. Che può essere fisica e morale, ma anche politica e sociale. Quasi s'impongono, queste intuizioni, prima ancora che diventino riflessioni, affacciandosi senza pregiudizi alla porta d'ingresso del «Dialogo nel buio», la mostra percorso sensoriale ospitata nella chiatta Fincantieri, in Darsena, e da domani aperta al pubblico dopo un periodo di installazione (e di massiccia frequentazione) a Caricamento. Ma, attenzione!, avverte Marino Tambuscio, presidente dell'Unione ciechi: «Percorrere l'itinerario non è simulare la cecità, ma piuttosto imparare a conoscere quello che è, la cecità. La mancanza di uno dei sensi». Al di là di ogni illusione o mistificazione. È così che avventurarsi in un «viaggio» di 45 minuti, in assenza totale di luce, condotti da una guida, consente di compiere - come sottolinea Claudio Cassinelli, presidente dell'Istituto David Chiossone Onlus, promotore del progetto - un'esperienza straordinaria».
Se n'è avuta l'esatta percezione ieri, all'inaugurazione ufficiale della mostra che va a confluire nell'offerta complessiva e permanente di «Costa Edutainment» di Beppe Costa in sinergia con il «Galata Museo del Mare» di Maria Paola Profumo, presenti alla vernice dell'evento con il sindaco Marco Doria e il principale sponsor Edoardo Garrone, Gruppo Erg. E proprio Garrone, solido imprenditore «rotto» a tutte le tempeste e dichiarazioni pubbliche, eppure particolarmente emozionato nel comunicare ai presenti la condivisione di principi e obiettivi dell'iniziativa, ha dimostrato che «dialogare nel buio significa, prima di ogni altra considerazione, percepire un altro modo di approcciare la realtà». Il sindaco ha aggiunto: «Significa dare la possibilità di riflettere», sperimentando come la percezione della realtà e la comunicazione possano essere molto più profonde e intense in assenza della luce.
A questo punto, si può, si deve entrare, totalmente, attivamente, nel buio e provare a capire. «Dialogo» come confronto di esperienze: a piccoli gruppi, accompagnati da guide non vedenti, si attraversano ambienti nella più totale oscurità , in modo da riprodurre situazioni autentiche di vita quotidiana in cui è necessario imparare «un altro vedere». Spiegano gli accompagnatori che «non si usano gli occhi, ma tatto, udito, olfatto e gusto». Un percorso per tutti: per gli studenti, con una proposta formativa essenziale oltre che divertente, contribuendo a «superare le prevenzioni sulla disabilità e ad utilizzare meglio i propri sensi spesso sopiti dalla predominanza della vista». Valido, il percorso, anche per le aziende, i loro dipendenti, in qualche modo positivamente «costretti» a recuperare risorse insospettate e apparentemente insospettabili. «Dialogo nel buio», comunque - è stato ripetuto molto e molto opportunamente ieri, in particolare da Stefano Dagnino, presidente della Cooperativa solidarietà e lavoro che gestisce la mostra - rappresenta anche una sfida per «coniugare finalità sociali ed esigenze d'impresa». Dovrà mantenersi, insomma, con i contributi di enti e istituzioni, ma anche con il ricavato dei biglietti d'ingresso (adulti 7 euro, bambini 5-12 anni 4 euro, scuole 5,50 euro, per un minimo di 15 studenti, gruppi 5 euro, per un minimo di 20 visitatori; in abbinamento alla visita al sommergibile Nazario Sauro: adulti 10 euro, ridotti 7).
In questo ambito che comprende le ragioni di equilibrio finanziario e responsabilità sociale, assume un importante significato la centralità delle guide non vedenti, cinque su una decina di nuovi assunti a tempo indeterminato per la mostra, occasione di inserimento lavorativo anche per disabili visivi.


Fosse solo per questo, ma non è certo solo per questo, «Dialogo nel buio» a Genova, che è una delle 21 città del mondo a ospitare la manifestazione, avrebbe già raggiunto lo scopo. Vedere, ma soprattutto guardare il buio per imparare. A non chiudere gli occhi di fronte alla realtà.

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