Villaggio fa i fuochi d'artificio alla sua festa

A distanza di una settimana, dalla sua «beatificazione» a Tursi, Paolo Villaggio ha telefonato a un amico fidato dicendosi convinto finalmente che «Genova mi vuole davvero bene». Echi felici di una serata a Palazzo davvero straordinaria. Mai visto tanto fervore, tanto entusiasmo e anche tanta pazienza per «accettare» anche certe provocazioni di Villaggio, per alcuni «anche un po' violente».
Non vi diciamo quando ha chiesto a Marco Doria (un sindaco inizialmente frastornato dall'eloquio del festeggiato) dei «suoi rapporti sessuali». Tutto lo staff del sindaco (a cominciare dall'esplosiva Simonetta Menini) si è messo le mani nei capelli: ma tutto è poi filato liscio. Specie nel «dopo-spettacolo», quando un gruppetto di amici è stato invitato dallo stesso sindaco ial ristorante «La Meridiana». Ma qui è nato il grande «giallo» della manifestazione: perché a leggere certi resoconti è apparso che «l'unica donna a tavola era Dori Ghezzi». Mentre tutti, durante la cerimonia, erano stati informati che la Dori, povera anima, era stata bloccata sull'autostrada a Tortona e non era potuta intervenire. Il che fra l'altro aveva irritato non poco lo stesso Villaggio, contrariato anche dall'assenza di Renzo Piano («avevo spostato i miei impegni per questa serata, proprio perché Renzo mi aveva detto che sarebbe stato presente» ha confessato Paolo molto contrariato). Per fortuna non si era accorto nemmeno dell'assenza anche di Edoardo Garrone, avendolo scambiato con Antonio Ricci (è stata una delle «gag» più riuscite di Villaggio).
È certo che lo «tsunami» Villaggio può portare anche a forme di allucinazioni, per altro davvero divertenti. Nella «tavolata del sindaco» erano invitati: Villaggio, la moglie, la figlia Elisabetta, il figlio Emanuele, il nipote Andreas, l'amica del cuore di Paolo Carla Stura in Enrico, una gentile signora con consorte amici del festeggiato, oltre a Bubi Bozzano, Lorenzo Capellini (fotografo-artista di altissimo livello, gran viaggiatore), Angelo Campese (detto «Manolo» per le sue origini spagnole) e chi vi scrive.
Una cena piacevole, con il nostro sindaco rilassato e ormai entrato nello spirito di Villaggio. Ha confessato di avere tre figli, di essere stato un atleta, di aver partecipato al tradizionale «Miglio Marino» della Sportiva Sturla, aggiungendo: «Nulla di eccezionale, avrei potuto tranquillamente attraversare, come Grillo, anche lo Stretto di Messina, tre soli chilometri. Lo hanno tanto esaltato...». Una stoccata all'ospite che, in serata, aveva confessato di votare per le «Cinque Stelle».
Certo più che una grande festa è stato una specie di pellegrinaggio verso Paolo Villaggio e suo fratello Piero.
Amici arrivati da tutte le parti: ovviamente Paolo Fresco (gli ha dedicato e regalato un volume dell'«Avaro» di Molière), Fabio Saccomanno immancabile all'appuntamento (era presente anche cinque anni fa al Carlo Felice), Ortez Gallione, Marcello Marciani (detto «il cinghiale») accanto alla sua compagna Lucetta. Gli amici «baistrocchini» della prima ora (1956 «Come quando fuori piove»), Ninin Castello (che ballerina di fila!), Paolo Radice, Piero Campodonico, Lucio Soldano, l'immarcescibile Miccoli, lo scrittore-poeta Federico Buffoni (con consorte Piera incorporata). E poi gli amici del Doria: Giorgio Lojodice (capelli bianchi che più bianchi non si può...), Pippo Carcassi, Piero Migliardi (medico), Mario Sguerso (compagno di avventure di Paolo), Carlo Cardillo. Non mancava Mario Sossi, un'amica del cuore come Paola Comolli, Gughi Benetti. E due splendide creature, Didi Maccaroni e Jo Willner. Commossa la moglie di Piero, Rosa Maria Pertusio, figlia dell'indimenticabile sindaco Vittorio. Insomma: un happening. Villaggio era stranamente commosso, ma anche lievemente stralunato (forse la troppa emozione), perché ad esempio non ha voluto ascoltare due belle canzoni a lui care («La canzone dell'amore perduto» e «Carlo Martello»), impedendo a Roberta Alloisio di offrirgli un omaggio musicale di livello. Così come non ha accettato i vari regali (come quello di Angelo Brando, o del Club Fantozzi, o del disegnatore Giallombardo): quasi una scocciatura.
Così come ha con grande indifferenza ascoltato i telegrammi di auguri inviatigli da Giuliano Montaldo, da Renzo Piano, da Sergio Maifredi (incrinando un poco quella splendida e puntale «scaletta» che l'efficientissima Milena Pallatella aveva realizzato con tanto amore): ma forse la stanchezza lo aveva un poco frastornato. È stato un momento di calo di correttezza, ma nulla più.

Si è ripreso davanti ad uno splendido piatto di troffie al pesto, cucinate con l'arte sopraffina della Franca, regina della nostra cucina.
Peccato non vi fosse Dori Ghezzi (o c'era?), avrebbe senz'altro sottolineato: «Troffie così non le ho mai assaggiate, in nessuna parte del mondo...».

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