In parecchi hanno appena timbrato il cartellino. Altri sono già operativi. Qualcuno sta bevendo il primo caffè della giornata. Alle 9.07 gli uffici di Milano si paralizzano per qualche secondo. Soprattutto ai piani alti. Ci si guarda negli occhi, da una scrivania allaltra, terrorizzati. Non si sa che fare, si resta impietriti. Poi passa tutto. Ma non la paura.
Secondo quanto riferito dal 118, molta gente ha telefonato in centrale operativa chiedendo informazioni, ma non cè stato alcun intervento per feriti o per situazioni di reale pericolo. Anche i vigili del fuoco, i cui centralini sono stati presi dassalto, non hanno segnalato danni.
Le evacuazioni, questo sì, non sono mancate. Alla Banca dItalia di piazza Cordusio è scattato il piano demergenza e tutti i dipendenti sono usciti per strada. Idem nella chiesa San Martino di Cinisello Balsamo: i fedeli sono usciti sul sagrato e i vigili del fuoco hanno messo in sicurezza ledificio. A chiedere lintervento dei pompieri sono stati anche i poliziotti della questura: «Potete venire per una verifica strutturale?» hanno chiesto dopo la scossa di terremoto.
Anche i residenti di parecchi condomini si sono riversati in strada e nei cortili, spaventati. Poi, dopo qualche minuto ci si è resi conto che il pericolo era terminato. E ognuno è tornato alla sua giornata. In definitiva, sono state oltre trecento le chiamate giunte ai centralini del 118, polizia, carabinieri e vigili del fuoco fatte dai milanesi atterriti dalla forte scossa di terremoto. A fronte delle tante chiamate, gli interventi collegabili al terremoto sono stati tre: le ambulanze sono state inviate per unanziana cardiopatica che ha avuto un malore presumibilmente per lo spavento, una 55enne caduta mentre lasciava in tutta fretta il suo appartamento dopo la scossa e una studentessa di 15 anni colta da crisi isterica mentre si trovava in una scuola di via Bistolfi. Quando la situazione si è calmata, è cominciato il terremoto virtuale: dopo i circa 15 minuti di paura e chiamate alle forze dellordine, ecco la valanga di messaggini sui cellulari e di commenti sui social network. «Tu doveri? Hai sentito che scossa?». I genitori hanno chiamato le scuole, le maestre degli asili e tutti si sono confrontati con amici e parenti, vicini e lontani. Un po per capire, un po per esorcizzare.
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