Salvo Mazzolini
da Berlino
È una cura da cavallo quella che la grande coalizione di Angela Merkel sta preparando per rimettere ordine nei conti pubblici tedeschi. Più tasse e meno benefici sociali, pensioni più leggere e allungamento della vita lavorativa, tagli alla sanità e rincaro delle tariffe pubbliche. La ricetta sarà resa nota a conclusione dei negoziati tra i due partiti, Spd e Cdu, che formeranno il nuovo governo. Ma le parti essenziali sono già state definite e i commentatori sono tutti d'accordo su un punto: si tratta di una stangata senza precedenti destinata a ridurre drasticamente il tenore di vita nella prima potenza economica d'Europa. Una cura dolorosa ma necessaria.
Da quando esiste il Patto di stabilità la Germania non è mai riuscita a rispettare la clausola che impone di non superare il 3% del disavanzo corrente e deve mettersi in regola. Un disavanzo dovuto in gran parte alla deludente tenuta dell'economia. Dopo tre anni di stagnazione che ha sfiorato la recessione, quest'anno si prevedeva una crescita dell'1,7% e invece, secondo l'ultimo rapporto dei cinque saggi, rischia di non raggiungere l'1%. La pillola che tutti dovranno ingoiare è un aumento immediato dell'Iva. La Merkel per la verità l'aveva preannunciato prima del voto. Ma sarà più forte del previsto. Non di due punti, come aveva promesso, ma di tre o quattro, dal 16 al 19 o al 20%. E si applicherà su tutto, anche su alcune voci come le tariffe pubbliche (luce, acqua, gas, telefono, eccetera) che in un primo tempo dovevano essere escluse.
Non è l'unico punto sul quale Angela Merkel ha dovuto cambiare i suoi piani. Durante la campagna elettorale aveva promesso una riduzione delle aliquote fiscali. Non solo non ci sarà nessuna riduzione, ma si prospetta un aumento dell'aliquota massima che, su richiesta dei socialdemocratici, dovrebbe passare, per i redditi alti, dal 42 al 45%. Chi percepisce redditi mediobassi dovrà invece ingoiare una serie di tagli a sgravi e detrazioni fiscali. A subire la parte più dolorosa della cura saranno i pensionati. Congelamento delle pensioni fino a una data ancora da stabilire (sembra il 2010), varo di una riforma che prevede lo spostamento, graduale ma obbligatorio, dell'età pensionabile da 65 a 67 anni e senza i benefici di cui godono i cittadini italiani che decidono, ma solo se lo desiderano, di conservare il posto di lavoro. Brutte notizie anche per malati e disoccupati sui quali già aveva infierito la forbice della coalizione rossoverde del cancelliere Gerhard Schröder. Riduzione delle prestazioni completamente gratuite per i primi, norme più restrittive per l'elargizione dei sussidi ai secondi.
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