Dunque, sul pallottoliere della giustizia la condanna per un comportamento «straordinariamente spietato» si ferma a sei anni di carcere. Due in meno di quelli che sarebbero stati dati a un siciliano, un lombardo, un bavarese. Il protagonista di questa storia si chiama Maurizio Pusceddu, è cagliaritano, e lavorava a Stadthagen come cameriere: guadagnava circa 3.500 euro al mese, insomma, non se la passava male. Però, come racconta il quotidiano L’unione sarda, era ossessionato dalla fidanzata, una ragazza lituana conosciuta a Natale 2004. Pusceddu era convinto che lei lo tradisse e gli preferisse un suo collega cameriere; inoltre, dettaglio che forse vale più delle note biografiche, il giovane era un consumatore di hashish, cocaina ed eroina.
Alla fine quel cocktail fra sentimenti e droghe ha generato l’orrore. Lui ha segregato la poveretta, l’ha tenuta prigioniera per tre settimane, infliggendole violenze e umiliazioni indicibili. Il catalogo delle torture è interminabile: la sventurata è stata legata al letto con le manette, picchiata, violentata e costretta a giochi erotici con la partecipazione di una terza persona; non basta perché il suo carnefice le ha spento sigarette sulle parti intime, l’ha obbligata a iniettarsi eroina e a bere aceto, le ha urinato addosso, l’ha fotografata in quello stato penoso. Lei ha cercato di scappare calandosi con le lenzuola dalla finestra, ma è stata ripresa; ha passato notti intere nuda sul pavimento, le finestre aperte; ha sentito la lama del coltellino dell’aguzzino correre sulla sua pelle e soffermarsi sadica sulle bruciature. Poi, le torture sono finite.
Difficile capire cosa c’entri la Sardegna con queste bestialità in serie. I giudici, però, hanno seguito il filo d’Arianna della gelosia, la miccia di questa follia, sono arrivati in Sardegna e hanno disseppellito le radici etniche e culturali di Pusceddu. Per qualche tempo nessuno ha studiato le motivazioni, ma poi l’avvocato Annamaria Busia ha presentato istanza alla corte d’appello di Cagliari: lui vorrebbe scontare la pena in Italia.
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