Germano si sente un seguace di Beppe Grillo

L’attore gira per i Festival e, anzichè parlare del suo lavoro, critica i politici italiani come aveva fatto a Cannes

Germano si sente un seguace di Beppe Grillo

Vasto. Consenso popolare cercasi. Potrebbe appendere questo cartello estivo Elio Germano, il «nostro» Robert De Niro, che ieri ritirando un premio al Film Festival della provincia teatina, ha fatto il bis. Dal momento che a Cannes, lo scorso 23 maggio, ricevendo la Palma d'oro come miglior attore (per La nostra vita di Daniele Luchetti) aveva tuonicchiato contro la classe dirigente italiana, qualunquisticamente affermando che gli italiani sono migliori di chi li governa, ci ha riprovato. «Quello che non va nel cinema italiano è quello che non va in altri ambiti. Ci sono persone sbagliate al posto sbagliato. Persone incompetenti». «La cosa che mi inquieta - ha aggiunto - è che si continua a parlare di questo», ha detto il migliorista, riferendosi all'eco (quanto Vasta?) suscitata dalle sue riflessioni a spasso per la Croisette. Certo che se uno si mette a beppegrilleggiare, andando per i Vasti mari del malcontento popolare e sfotticchiando il Ministro Sandro Bondi, reo di non essersi materializzato sotto il sole di Cannes, come minimo perde di vista il suo ruolo preminente. Che sarebbe quello di fare l'attore. Il fatto è che Elio, convinto sostenitore delle periferie, tanto che la prima dimora l'ha trovata presso Corviale, celebrata borgata romana, pensa di essere la reincarnazione nervosa dell'arrabbiato Gian Maria Volontè. Dal palco di Vasto il nuovo Divo ha esternato, riferendosi al premio di Cannes: «Forse è il segno che è tornato il tempo in cui il cinema italiano ha nuovamente una qualità simile a quando la Palma d'Oro veniva assegnata a Mastroianni e Volontè». Mica scemo il ragazzo: dopo aver vinto il David di Donatello e i Nastri d'Argento, dov'è andato a pescare le sue icone di riferimento? Nella migliore cesta del nostro cinema, quella intrecciata con le fibre forti di attori conseguenti con la propria vocazione. Volontè, nella specie, lo ricordiamo in piazza con gli operai, gli edili, i disoccupati, picchiato ed arrestato nei Settanta delle lotte politiche più aspre. Egli non si limitava ad esternare, ma aveva una continua pratica politica che non gli impedì d'essere credibile interprete di film memorabili (dai western di Sergio Leone al cinema civile di Petri, Rosi ecc.

) Non si trattava dunque soltanto di prove attoriali con pugnetto alzato e picconatine festivaliere, ma di picconaggio reale, con tanto di Tenda Rossa, non bianca in stile Venezia. Se uno si vuole apparentare ai grandi, meglio che guardi al suo piccolo.

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