Roma

La ghiotta commedia maghrebina e l’Italia multirazziale di oggi

Alla Sala Trevi prosegue la retrospettiva dedicata al cinema di Blasetti

Integrazione razziale e lievi spostamenti del cuore. Su queste direttrici si muovono due dei film in uscita nel weekend: la commedia Bianco e Nero di Cristina Comencini, che stuzzica le pudiche corde del razzismo nella capitale multietnica senza però affondare i colpi, tra educato perbenismo e qualche luogo comune, e l'emozionante Cous Cous di Abdellatif Kechiche, Leone d’Oro a Cannes 2007. Il film, ambientato a Marsiglia, racconta la storia di Slimane (Habib Boufares), operaio magrebino sulla sessantina, divorziato, ma con buoni rapporti filiali, che dopo una vita spesa ai cantieri navali viene licenziato. L’uomo, aiutato dalla figlia della sua nuova compagna, decide di riciclarsi nel libero mercato, imbarcandosi in un’impresa titanica: trasformare una vecchia nave in ristorante arabo a conduzione familiare (Alcazar, Eden, Mignon, Tibur e in originale al Nuovo Olimpia). Un copione con poco pepe e un buon finale è quello di Bianco e Nero in cui si narrano le difficoltà vissute ancora oggi dalle coppie miste: lui (Fabio Volo), informatico privo di coscienza sociale, s’innamora della sposa di un intellettuale nero collega di sua moglie (Ambra Angiolini). Quando le rispettive famiglie iniziano a remare contro, rimarcando l’adagio «mogli e buoi dei paesi tuoi», qualche insospettabile scoprirà in fondo al cuore inedite venature razziste (in 19 sale).
Alla sala Trevi prosegue l’omaggio ad AlessandroBlasetti con Liolà (oggi alle 18) commedia del ’63 tratta da Pirandello, con Ugo Tognazzi nei panni del seduttore siciliano, venditore di elettrodomestici di paese, papà di cinque figli avuti da donne diverse. Seguirà alle 22 La fortuna di essere donna (1955) interpretato dalla coppia Loren-Mastroianni: una ragazza disposta a tutto pur di entrare nel mondo del cinema si lega a un fotografo cinico e spregiudicato. Al Grauco invece, oggi alle 17,30 Osama di Siddig Barmak (2003).

Si tratta del primo film girato in Afghanistan dopo la caduta dei talebani: racconta il dramma di tre donne costrette dal regime a stare chiuse in casa.

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