Unicredit non teme scalate ostili anche se, a causa delle turbolenze finanziarie, landamento del titolo in Borsa è particolarmente deludente: venerdì ha chiuso a un prezzo di 0,67 euro, per una capitalizzazione complessiva di 12,8 miliardi di euro, contro i 110 miliardi raggiunti del giugno 2007, prima che il ciclone americano dei subprime sovvertisse ogni regola della finanza. A dirlo è stato lamministratore delegato Federico Ghizzoni, mentre continua il lavoro sul nuovo piano industriale. «Paradossalmente il fatto che il mercato sia così nervoso, ci protegge anche dalle scalate, quindi non vedo particolari rischi», ha spiegato Ghizzoni in una conferenza stampa al termine dei lavori dellFondo monetario. «Daltronde - ha aggiunto - anche le banche europee e americane soffrono». Il grande interrogativo sul tavolo di Unicredit resta, tuttavia, leventuale aumento di capitale, che ha già sollevato più di un maldipancia tra le grandi fondazioni azioniste, per affrontare la stretta patrimoniale di Basilea 3.
Ghizzoni ha poi ricordato come la guerra sul debito europeo, che ha insanguinato lestate, renda urgente porre riparo al problema relativo al rischio-Paese così da consentire ai listini azionari di riprendersi: «È ovvio che oggi cè una correlazione fortissima tra i titoli delle banche e il rischio sovrano». Non solo: «Se questo livello di spread si consolida, lItalia avrà grossi problemi, col rischio di un nuovo credit crunch che metterà in difficoltà soprattutto le piccole e medie imprese», è stato lallarme Ghizzoni.
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