Giallo dello yacht, Woodcock fa sfilare anche i giornalisti

Giallo dello yacht, Woodcock fa sfilare anche i giornalisti

Roma - La prima vittima extragiudiziale di Vallettopoli non è un vip. E non si è dimesso, è stato licenziato. Si chiama Luciano Barresi, e a fine settembre dell’anno scorso ha fatto da tramite nella vendita a Lele Mora e a Fabrizio Corona delle immagini del calciatore brasiliano Adriano, «chiedendo, inizialmente, la somma di 50.000 euro, per poi chiudere l’affare per una cifra variabile tra i 15.000 e i 20.000 euro», scrivono gli inquirenti. Quelle immagini saranno poi al centro del presunto tentativo estorsivo ai danni dell’attaccante nerazzurro. Barresi, dipendente del casinò di Campione d’Italia, più volte chiama il famoso agente e il titolare della Corona’s (ignorando che fossero intercettati) dalla casa da gioco, per trattare la cessione delle immagini che, spiega, non sono sue.

E in effetti, se la vicenda è finita nelle carte dell’inchiesta di Potenza del pm Woodock, il suo nome invece rimane fuori dal registro degli indagati. Intonso. Ma aver sfiorato Vallettopoli gli è stato comunque fatale. Era sospeso dal 16 marzo, ora la direzione del casinò ha deciso di mandarlo a casa con due righe di motivazione: «Uso arbitrale di telefono aziendale, grave danno di immagine e violazione dell’articolo 29 che regola i doveri del personale». Già finita sui giornali a causa dell’inchiesta su Vittorio Emanuele, la casa da gioco dell’enclave italiana in Svizzera sperava di aver dimenticato la bufera giudiziaria dopo l’archiviazione del «Savoiagate» da parte della procura di Como. E non ha gradito che il proprio nome saltasse fuori nuovamente dalle intercettazioni ordinate dal palazzo di giustizia di Potenza. Ergo, Barresi - rappresentante in azienda della Cgil, «scaricato» anche dal suo sindacato nell’occasione - è stato silurato. In una telefonata con Mora, tra l’altro, prima di parlare delle foto Barresi si vanta con l’agente delle star di una promozione: «Mi è arrivata la lettera oggi, sono il nuovo direttore delle pubbliche relazioni e marketing del casinò di Campione». Ci crede anche la procura di Potenza, che con tale incarico lo individua, ma in realtà Barresi ha millantato: è un semplice dipendente della casa da gioco. Anzi, lo era: ha perso il posto proprio per quel momento di vanità affidato a un telefono aziendale.

Mentre Gennaro Gattuso confessa agli studenti del liceo Tasso di Roma che «se Corona mi veniva a chiedere i soldi, qualche pizza in faccia gli arrivava», e Francesco Totti prima di Roma-Milan rivela di sentirsi «spiato», Potenza trascorre un weekend tranquillo in attesa dell’udienza del riesame di martedì per Lele Mora e degli interrogatori di garanzia per Corona, relativi agli ordini di custodia cautelare arrivati da Milano e Torino. Già domani il pm Woodock potrebbe sentire i tre giornalisti che sono stati testimoni, nello studio dell’avvocato Piervito Bardi, del «racconto» del video con il politico in barca con amici, ragazze e droga. L’attrice Leila Virzì, inizialmente indicata tra i presenti alla crociera, ha poi smentito tutto. Avrebbe negato l’esistenza dell’episodio anche nell’interrogatorio - secretato - del 28 marzo. Ieri l’avvocato, che a sua volta potrebbe essere convocato presto dal magistrato, ha parlato di «una chiacchiera da bar». I tre cronisti potranno aiutare la procura a definire meglio i contorni di una vicenda difficile da decifrare.

L’altro fronte caldo di Vallettopoli è quello della competenza territoriale. Il riesame di Corona ha trasferito una consistente parte dell’inchiesta a Milano, e i difensori del paparazzo hanno scelto di non fare parlare più il loro assistito con i magistrati lucani. L’indagine sui presunti fotoricatti potrebbe cambiare indirizzo: i legali di Corona puntano alla procura di Roma.

E sul filone milanese è molto attivo il pm Frank di Maio, che indaga su droga ed estorsioni: sta lavorando alla richiesta di rinnovazione della misura cautelare sulla base delle carte arrivate dai colleghi lucani. Si annunciano novità che potrebbero accelerare l’inchiesta. E portare a unificare il procedimento proprio nel capoluogo lombardo.

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