Gianluigi Nuzzi - Stefano Zurlo
Milano - Un giallo in piena regola. L’incontro ai tavoli del ristorante Bolognese, frequentatissimo ristorante romano, fra Clemente Mastella e Lele Mora non è stato forse così casuale come i protagonisti avevano spiegato nei giorni scorsi. Certo, quel pranzo pone punti di domanda cui gli investigatori stanno cercando di rispondere. Secondo la ricostruzione de L’Espresso: «Quando i poliziotti dello Sco sono piombati al Bolognese per verificare il racconto di un teste secondo il quale Mastella e Mora si sarebbero visti poco prima che il caso Vallettopoli venisse fatto esplodere ad arte sui giornali, hanno avuto una sorpresa: dall’agenda dove sono segnate le prenotazioni erano state strappate le pagine del periodo dell’incontro fra Lele e il ministro. Insomma - aggiunge L’Espresso - ricostruire chi avesse telefonato per riservare i tavoli era impossible. E non era nemmeno possibile sapere chi e perché avesse fatto sparire i fogli».
Per il settimanale siamo nel labirinto delle ipotesi, ma un fatto è certo: «Il particolare non è secondario» e potrebbe minare le versioni date dagli interessati: un incontro non programmato, due chiacchiere, un saluto e via, ciascuno per la sua strada. Mastella affida all’ufficio stampa del ministero una replica, sullo spartito dell’ironia: «Nessun giallo e nemmeno un incontro dai colori arcobaleno. Il ministro della Giustizia non è mai stato a pranzo o a cena con Lele Mora. Tutto il resto, come afferma una canzone, è noia».
L’Espresso però tira diritto. E allinea altri elementi raccolti: «Grazie alle intercettazioni, il pm Henry Woodcock ha capito che a partire da fine ottobre Mora e il fotografo Corona, quando scoprono di essere sotto indagine, tentano di mettere in moto le loro conoscenze, per depotenziare l’inchiesta e poi, a dicembre, orchestrano una fuga di notizie sui media nella speranza di evitare eventuali arresti. Subito dopo Mastella invia una prima ispezione a Potenza, cui ne seguirà una seconda disposta dopo la pubblicazione del nome di Silvio Sircana».
Ma dal Bolognese di piazza del Popolo arriva una spiegazione che merita qualche attenzione. Se confermata chiuderebbe subito il caso, dipanando il mistero, vero o presunto. «Quelle pagine mancano - spiega sorridendo Alfredo Tommaselli, proprietario del Bolognese - per il semplice fatto che dall’agenda delle prenotazioni, ogni sera si strappa e butta il foglio del giorno. Quindi non manca solo il foglio di quella giornata ma tutte le pagine da ieri andando indietro. E questo lo possono testimoniare tutti i miei dipendenti». Anche perché posto mai che Mastella e Mora abbiano cenato o pranzato insieme sarebbe stato impossibile trovare una prenotazione con entrambi i cognomi. «Spesso poi - conclude Tommaselli - nemmeno segniamo le prenotazioni, soprattutto le ultime, perché apponiamo il cartellino con il cognome direttamente sul tavolo».
Ma il settimanale rilancia. E sostiene che gli investigatori battono due piste. La prima riguarda le foto paparazzate e la politica. In pratica, Woodcock vuol sapere «quali immagini siano finite sui giornali e quali no, per poi stabilire se dietro la mancata pubblicazione ci sia stato un ricatto». In parallelo, il Pm sta esplorando «i rapporti fra agenzie fotografiche, direttori di giornali ed esponenti di partito». Gli esempi abbondano. «Si cerca di comprendere - aggiunge il settimanale - cosa abbia spinto Chi a comprare per 80mila euro l’intervista al transessuale Patrizia dopo la notte con Lapo Elkann, evitando le domande imbarazzanti.
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