Politica

Giallo sul rientro dei tre arrestati: "In Italia ma senza volo di Stato"

Roma - Guido Crosetto, sottosegretario alla Difesa, cuneese 47enne, balza agli onori delle cronache per una «sparata» contro i tre medici di Emergency liberati l’altro giorno dalle autorità afghane che viene a far emergere un nuovo giallo nell’intricata vicenda. Sembrava tutto appianato: dopo l’accordo con Karzai, i tre uomini di Gino Strada dovevano riprendere la via di casa. E appunto Crosetto, giunto ad Herat con un Falcon del 31° stormo per la cerimonia di avvicendamento tra la brigata Sassari e quella Taurinense, sembrava dovesse riportarli in Italia.

Ma il sottosegretario atterra in Afghanistan nella zona del nostro contingente e fa fuoco ad alzo zero: «Non ho parole. Si commenta da solo il fatto che tre cittadini italiani si rifiutino di salire su un mezzo che è stato messo a disposizione da quello Stato che li ha fatti tornare liberi...».

La voce corre e si dipana da Herat, a Kabul, a Roma. Possibile davvero che Garatti, Dell’Aira e Pagani abbiano detto «no» all’offerta di un passaggio? Abbiano rifiutato di salire su un volo della nostra Aeronautica militare? Comincia a montare anche una certa irritazione all’idea che i medici di Emergency si mettano a fare le bizze sul come rientrare. E a quel punto è la stessa organizzazione di Strada ad affrettarsi a smentire. «Un equivoco: non è vero che i tre si sono rifiutati di viaggiare su un aereo di Stato» precisa da Kabul Rossella Miccio, del direttivo di Emergency, prontamente ripresa da un sito (Peacereporter) che garantisce come non ci siano assolutamente polemiche tra i tre medici e l’emissario di Frattini, l’ambasciatore Iannucci che ha operato per la loro liberazione e il loro rientro. Viene tirata in ballo addirittura la nuvola dell’Eyajafjallajokull, che sta provocando guai al trasporto aereo, tra le spiegazioni. Ma solitamente i nostri aerei militari che si recano in Afghanistan passano per il Golfo Persico, che non risulta neanche sfiorato dalle ceneri del vulcano islandese. Allora scende in campo anche la Farnesina: il portavoce del ministero degli Esteri Maurizio Massari fa sapere che i tre rientreranno solo oggi con un volo commerciale con scalo a Dubai, assieme a Iannucci, visto lo stato dei voli in Europa e il fatto che Crosetto era ad Herat, e non a Kabul.

Finita? Ma manco per niente. Perché in serata, appena sbarcato nella zona operativa del nostro contingente militare, proprio Crosetto non esita a rinfocolare la polemica: «Un po’ più di rispetto per il proprio paese ci vorrebbe...» dice senza peli sulla lingua. E racconta: «Avevamo offerto loro la possibilità di un rientro col volo di Stato che domani ci riporterà in Italia. Ma probabilmente hanno preferito avvalersi di un volo civile. Io, se devo essere sincero, anche solo per buona educazione, avrei accettato».

Niente polemiche, comunque: «Ritengo sia meglio non farla» puntualizza Crosetto «e comunque la vicenda è finita, per fortuna, e si è chiusa bene, ma un po’ più di rispetto per il proprio paese, non guasta mai. Come dicono dalle mie parti». E a chi gli faceva presente che Emergency aveva fatto intanto sapere che la scelta di un volo di linea avrebbe permesso ai tre di rientrare più presto in patria, il sottosegretario alla Difesa replicava molto seccamente: «Penso proprio che arriveremo prima noi...». Ingrati, non l’ha detto.

Ma chi l’ha visto dice gli si leggesse chiaramente in faccia.

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