Caro Donadoni, giochiamo insieme Roma-Juventus: cosa rappresenta?
«Per la Roma una conferma, ad altissimo livello, delle sue qualità di gioco che fanno rima con spettacolo e risultato».
E per la Juventus, invece?
«Non voglio dire un esame di laurea, chè forse è ancora presto per giudizi così definitivi, ma qualcosa di molto vicino. E non tanto sul piano della classifica. Sono curioso di annotare il suo comportamento nelle curve della partita: è lì che si coglie il dna della grande squadra».
Prima di cominciare c'è già una clamorosa differenza rispetto al passato: assenza totale di veleni e polemiche. Come lo spiega?
«La prima spiegazione facile facile che mi viene in mente è legata al clima del campionato: ci sono stati errori arbitrali ma nessuno scandito dalla caccia al grande vecchio. Il resto, poi, è anche un contributo della Nazionale: molti di loro si conoscono, si frequentano in azzurro, e penso anche che si stimino».
Lei ha appena ammirato la Roma in Champions: cos'ha di speciale questa squadra?
«Due aspetti che richiamano alla memoria gli squadroni europei. Primo: in campo, giocando, cercandosi, aiutandosi, quelli della Roma si divertono. Secondo: quando sono in grado di abbinare precisione e velocità danno vita a delle trame che metterebbero in crisi chiunque».
Roma-Juve è solo Totti contro Del Piero?
«Troppo scontato per risultare confermato dai fatti. Mi diverto invece a pensare che possano essere altri a decidere il destino della partita. Per esempio, se gioca, Mancini nella Roma, oppure Aquilani o quel diavolo di Mexes che va avanti su punizioni e calci d'angolo. E nella Juve uno come Chiellini».
A proposito di Del Piero: ha letto il suo sfogo?
«Certo.
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