Gianfranco e il cognato sono i veri protagonisti Ma i Pm non li sentono

Massimo Malpica

RomaLa notizia, quella vera, è che secondo i magistrati romani Fini e Tulliani non avrebbero niente di rilevante da dire sulla vendita dell’appartamento di Montecarlo. E questo nonostante Fini abbia espressamente dichiarato che a trovare l’acquirente sarebbe stato proprio il «cognato». Che ai pm non interessi il Tulliani inquilino è comprensibile. Che non vogliano capire meglio la genesi della vendita, invece, no. Ieri intanto il senatore di Fli ed ex tesoriere di An Francesco Pontone è stato interrogato per due ore in procura a Roma dal capo dell’ufficio Giovanni Ferrara e dall’aggiunto Pierfilippo Laviani. Ma a verbale si è raccontato come mero esecutore di un atto - la compravendita della casa che An ereditò da Anna Maria Colleoni - che considerava una «direttiva» del partito. Dal notaio monegasco Paul-Louis Aureglia, dunque, quell’11 luglio del 2008 era tutto pronto, e Pontone si limitò a mettere una firma in virtù della procura generale che gli aveva conferito Gianfranco Fini.
Il prezzo, quei 300mila euro - cifra risibile considerato il bene immobile che passava di mano - secondo Pontone non fu invece oggetto di alcuna trattativa, o almeno lui non ne sarebbe stato protagonista né testimone. Idem per quanto riguarda l’acquirente, o meglio il «mister x» nascosto dietro alla società offshore Printemps, con sede a Saint Lucia. E per quanto riguarda il ruolo di Tulliani: «L’ho visto una volta, a cena, tempo dopo la cessione dell’immobile», ha spiegato Pontone ai magistrati. Questi ultimi sarebbero interessati a capire se il prezzo incassato da An era davvero troppo basso, e - se è così - come mai An accettò di vendere a una cifra inferiore al valore. Sul costo però Pontone non ha potuto o voluto dire molto. Ha ribadito invece di non ricordare di aver mai ricevuto altre offerte di acquisto per quell’appartamento. Affermazione che collide con le numerose testimonianze di segno diverso, ultima quella di un ex An come Giorgio Bornacin, che al Giornale ha raccontato di aver invano girato al partito l’offerta di un gruppo di Sanremesi.
Ora toccherà all’ex capo della segreteria di Fini, Donato Lamorte, e alla segretaria del presidente della Camera, Rita Marino, sfilare a piazzale Clodio per dire ciò che sanno su quella vendita. La decisione di convocarli è legata al fatto che i due effettuarono un sopralluogo nella casa di boulevard Princesse Charlotte, riferendo di aver trovato l’appartamento in cattive condizioni. I pm vogliono comprendere se le condizioni erano così cattive da giustificare un crollo del prezzo a un quinto del suo valore. Oggi partiranno le convocazioni, nei prossimi giorni il fascicolo si arricchirà dei due verbali.
Detto dei prossimi testimoni, va ribadito, come si diceva, che la procura ha fatto sapere di «escludere almeno al momento» di voler sentire il presidente della Camera. Eppure il suo ruolo nella vicenda non sembra affatto poter essere escluso a priori. Così come stupisce che, per ora, i pm romani non siano interessati a convocare Giancarlo Tulliani, con la malintesa motivazione che la sua qualifica di «inquilino» non sarebbe attinente all’oggetto dell’indagine, la quantificazione del prezzo.


Ma è proprio Fini, nei suoi «chiarimenti in otto punti» dell’8 agosto, che affida al «cognato» un ruolo molto più centrale nella fase della trattativa che, a parole, interesserebbe gli inquirenti. È il giovane Tulliani, infatti, a parlare a Fini di una proposta di acquisto. E se Pontone non ha mai trattato il prezzo, forse proprio Tulliani e lo stesso Fini potrebbero sapere chi lo ha fissato. E perché.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica