Con «Gianna» stupì il Festival di Sanremo

Il Festival di Sanremo 1978 non verrà ricordato per la qualità della musica. La prima sera tra le «star» ci sono Santino Rocchetti, Dora Moroni, Ciro Sebastianelli... Il vero fenomeno è il numero quattro della sezione cantautori, il ragazzo vestito alla Petrolini, con tuba nera regalatagli da Renato Zero, frac, papillon bianco, maglietta a righe, scarpe da tennis e hukulele. Canta, grida, smorfieggia, strimpella l’ukulele, regala medagliette al pubblico. È Rino Gaetano e interpreta Gianna in una delle performance più dissacranti che la storia della manifestazione ricordi. Gianna (che non è il brano demenziale che qualcuno vuol accreditare), lancia la vena ironica, tagliente, dissacrante di Gaetano e della sua canzone d’autore. La critica lo consacra e lui - piazzatosi al terzo posto al festival - si distingue subito con le sue provocazioni dichiarando: «Penso che Luigi Tenco sia morto per noia perché Sanremo da ventotto anni è sempre uguale, perché non c’è la buona intenzione di cambiarlo davvero». È questa una delle pagine avvincenti - e tragicomiche come la sua vita e la sua arte - del libro di Silvia D’Ortenzi Rare tracce. Ironie e canzoni di Rino Gaetano che esce in questi giorni per Arcana.

La D’Ortenzi - collaboratrice di Blu notte di Carlo Lucarelli - da buona investigatrice ricostruisce con ritmo avvincente la sua storia - dai primi dischi sotto il nome di Kammamuri alla morte nel 1981 intrecciandola sapientemente con le vicende di un’Italia che (forse) non c’è più.

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