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Gibernau: «Per batterlo conto sul made in Italy»

Giovanni Zamagni

da Madonna di Campiglio

Alla Ducati chiede soprattutto tranquillità, in cambio promette esperienza e dedizione alla causa. Nel suo primo giorno ufficiale tutto di rosso vestito, Sete Gibernau non fa proclami, non promette vittorie a ripetizione né, tanto meno, il titolo iridato, preferendo il basso profilo alla sparata ad effetto.
«Sognavo da quando ho iniziato a correre - sono le prime parole di Gibernau - di lavorare con una Casa ufficiale che creda in me al 100%. La Ducati mi ha dato questa opportunità ed è fondamentale sentire attorno a me una grande fiducia. Essere diventato un ducatista mi dà voglia, sicurezza, determinazione e la Ducati, seppure sia un'azienda piccola rispetto ai giapponesi, tecnologicamente non ha nulla da invidiare a Honda e Yamaha».
Proprio la sua esperienza in sella alla RC211V è stato uno degli elementi che hanno convinto i tecnici di Borgo Panigale ad affidargli la Desmosedici per i prossimi due anni, ma Sete preferisce non entrare nel dettaglio delle differenze tra le due moto. Perlomeno non pubblicamente.
«Quando sono salito per la prima volta sulla Ducati - rimane sul vago - ho provato sensazioni molto diverse da quelle alle quali ero abituato con la Honda. Non potrebbe essere altrimenti e all'inizio non avevo riferimenti visto che cambiano motore, telaio e gomme, ma il potenziale c'è. Basta non avere fretta». È questo un concetto che Gibernau ribadirà più volte nel corso della conferenza stampa.
«Il pacchetto Ducati/Bridgestone può essere vincente e questa scelta mi dà la forza per tirare fuori il meglio di me. Credo di essere capace di farlo, basta essere tranquilli e avere fiducia. Sarà importante non fare polemica se i risultati non dovessero arrivare nelle prime gare, rimanere tranquilli (lo ripete ancora una volta - ndr) fino alla fine. Sappiamo che partiamo con un grande lavoro da fare e io sono venuto in Ducati per essere subito competitivo, ma è difficile adesso indicare un obiettivo».
Risultati che sono mancati nel 2005, nonostante Gibernau fosse partito con l'ambizione di battere Valentino Rossi. «L'anno scorso sono stato complessivamente il più veloce nelle prove, sono il pilota che ha condotto più giri al comando e il 2005 è stata la mia migliore stagione a livello di guida. Purtroppo sono mancati i risultati: conosco le cause, ma preferisco tenerle per me».
Si sbilancia un po' di più Federico Minoli, presidente e amministratore delegato della Casa italiana. «Ci aspettiamo di vincere più di quanto ci sia riuscito fino a oggi - afferma convinto -. La Ducati è una piccola azienda che produce 40.000 moto contro i 9 milioni della Honda, ma sentiamo la responsabilità di portare in giro per il mondo la tecnologia italiana. Il trionfo di Loris Capirossi nel 2005 in Giappone rimarrà scritto nella storia, ma il nostro obiettivo è di continuare a migliorarci come abbiamo fatto nei tre anni precedenti».
Confermato l'importante rinnovo del contratto con la Philip Morris fino al 2011.

Per quanto riguarda gli investimenti, tutto il programma MotoGP e SBK è valutato da Minoli attorno ai 30-40 milioni di euro.

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