Ginevra - Il primo fascio di protoni partito ha compiuto il primo giro
completo, quasi alla velocità della luce, dell’anello di 27 chilometri
del Large Hadron Collider, il più grande acceleratore del mondo. Si
tratta di prove tecniche, un vero e proprio collaudo durante il quale
si è aspettato che compisse il primo giro. Il primo è stato piuttosto
lento, ma una volta aperta la strada il fascio compierà un giro
completo in 20 microsecondi.
Qualche minuto di ritardo E' partito con qualche minuto di ritardo l’esperimento concepito
dagli scienziati del Cern per cercare di ricreare le condizioni in cui
avvenne il "Big Bang" che, attraverso una catena infinita di
micro-collisioni, diede origine all’Universo così come lo conosciamo,
e dunque alla vita stessa, sui cui misteri l’impresa si spera possa
fare almeno in parte luce.
Secondo fascio Un fascio di protoni che viaggia in senso
antiorario è stato iniettato nell’acceleratore Large Hadron Collider del Cern di Ginevra.
È andato tutto così bene che a sorpresa i fisici hanno deciso di
procedere anche all’iniezione di questo secondo fascio in senso
contrario. Nel frattempo, però, il primo fascio è stato bloccato; dunque
non saranno possibili al momento collisioni.
Solo in un secondo momento si deciderà se iniettare in giornata
entrambi i fasci contemporaneamente.
Cinque secondi per capire come è nato il mondo "Occorrono circa 5 secondi per acquisire i dati", ha spiegato Lyn
Evans, responsabile del progetto, il più complesso mai attuato e uno
dei più costosi nella storia della ricerca, per mettere a punto il quale
sono stati necessari quasi due decenni di preparativi. Qualche
istante dopo, sugli schermi di controllo si sono accese le spie
luminose che indicavano il corretto inizio dell’operazione.
Grandi scoperte "Abbiamo due emozioni: la
soddisfazione per aver completato una grande missione e la speranza
di grandi scoperte davanti a noi". Così Robert Aymar, direttore
generale del Cern di Ginevra, ha commentato il via agli esperimenti
del maxi-acceleratore, il Large Hadron Colider (Lhc) del Cern di
Ginevra.
Lo scopo La scommessa consiste nel verificare la possibilità che si crei
materia, e più specificamente che compaia un 'bosone di Higgs',
detto anche 'particella di Dio', in grado di conferire massa alla
materia stessa; così chiamata dal nome del fisico scozzese Peter
Higgs, il primo a postularne l’esistenza nel 1964, è una particella
ipotetica elementare, a tutt’oggi l’unica mai osservata in natura ma
solo teorizzata.
L'acceleratore più grande Il Large Hadron Collider è il più
grande acceleratore di tutti i tempi ed entro l’anno sarà pienamente
operativo nel Centro europeo per le ricerche nucleari (Cern) di
Ginevra.
Nel suo anello di 27 chilometri da oggi sta scorrendo il primo fascio
di protoni e presto avverranno le prime collisioni tra protoni, con
fasci che si scontreranno ciascuno all’energia di sette TeV (7.000
miliardi di elettronvolt) e che promettono di generare particelle
sconosciute e capaci di rispondere alle domande più importanti
della fisica contemporanea, come quelle sul perché esiste la massa
e di che cosa è fatto l’universo.
Più di 200 gradi sottozero L’Lhc funziona alla temperatura di 272 gradi sotto lo zero e a
guidare i fasci di protoni nell’acceleratore sono 1.600 magneti
superconduttori. Quando funzionerà a regime, ogni secondo
saranno prodotte 800 milioni di collisioni fra protoni, ognuna delle
quali permetterà di vedere nei rivelatori migliaia di particelle, con un
flusso di informazioni confrontabile a quello del traffico telefonico
mondiale.
Esperimenti Sono quattro gli esperimenti effettuati: Atlas, Cms, Alice e Lhcb, che studieranno le
particelle prodotte dalle collisioni. Nei primi tre è molto forte la
partecipazione italiana, compresa fra 15% (Cms e Atlas) e 25%
(Alice). Atlas e Cms daranno la caccia al bosone di Higgs, la
particella capaci di spiegare la massa; Lhcb studierà le differenze tra
materia e antimateria, mentre Alice permetterà di studiare lo stato
della materia nei primi istanti dell’universo, una frazione di secondi
dopo il Big Bang.
In prima fila anche Camilleri e Giordano L’appuntamento con il futuro della scienza è seguito in diretta in
Italia, dalla sede centrale di Roma dell’Istituto Nazionale di Fisica
Nucleare, guidato dal fisico Roberto Petronzio, l’Istituto di ricerca del
nostro Paese che, da solo, coordina oltre 600 fisici italiani impegnati
nella più grande impresa scientifica dei nostri giorni.
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