Cronaca locale

GIOBBE di Wojtyla a Sant’Ambrogio

Basilica di Sant’Ambrogio, ore 21. Riflettori puntati e silenzio. Ai piedi dell’altare la rappresentazione di Giobbe, l’opera teatrale che papa Wojtyla scrisse a vent’anni. E che, in occasione del secondo anniversario della sua morte, domani sera, verrà riproposta in chiesa. Nel cast una decina di attori fra i quali: Ugo Pagliai (Giobbe), Paola Gassman (la moglie), Diego Gaffuri (Satana e voce di Wojtyla). L’adattamento - al suo debutto italiano - è curato dal regista svizzero Claudio Laiso: «Ci sono due trame che corrono insieme, da una parte la storia di Giobbe, l’uomo di fede tentato ripetute volte da Satana, dall’altra la vocazione di Wojtyla. Ho trovato un fil rouge che lega Giobbe al papa polacco. Giovanni Paolo II è il Giobbe dei nostri giorni, l’uomo di fede sopravvissuto. Nonostante l’odio, la guerra e la morte di parenti e amici».
Il regista ha letto migliaia di pagine sul papa: «Da giovane Wojtyla si chiedeva perché non fosse morto anche lui sotto i bombardamenti». Quando aveva vent’anni la sua università, a Cracovia, fu distrutta dai nazisti, lui si salvò perché lavorava in miniera, alla Solvay. Di notte si ritrovava con gli amici a scrivere e a leggere (col timore di non risvegliarsi vivo): da questi incontri nacque il dramma sul personaggio biblico. Per Wojtyla-drammaturgo, Giobbe, l’uomo giusto che soffre senza un perché, rappresentava la sua Polonia distrutta, vinta dai nemici.
Nel Giobbe biblico c’è Dio che parla, nel Giobbe di Wojtyla Dio è assente. Nel Giobbe di Laiso e di Pagliai si concentrano svariate coincidenze. Pagliai: «Nel Duemila incontrai Wojtyla, mi abbracciò calorosamente. Fui commosso, gli ricordai che 15 anni prima avevo impersonato il suo Giobbe, risposta: “mi piacerebbe che tu lo rifacessi”. Dopo due settimane mi arrivò la telefonata di Laiso, voleva realizzare la versione radiofonica per la Radiotelevisione svizzera e gli dissi subito di sì». Laiso: «Dopo il lavoro per la radio, avevo pensato a un dramma (quello di domani sera) nella cattedrale di Lugano. In quel periodo Pagliai era sempre impegnato. Qualcuno mi suggerì di cambiare attore ma io preferii restargli fedele. A fine dicembre del 2004 Pagliai mi chiamò dicendomi che sarebbe stato il “mio” Giobbe, disponibile però il 2 aprile 2006. Che coincidenza: quattro mesi dopo, il 2 aprile 2005, Giovanni Paolo II morì. Quindi la nostra rappresentazione, a un anno dalla scomparsa di Wojtyla, fu seguita in mondovisione». E il 2 aprile di quest’anno? «Un caso anche quello. Provocato da monsignor Erminio De Scalzi che ci ha concesso per domani sera il permesso di recitare in Sant’Ambrogio».
Giobbe è accompagnato da brevi intervalli musicali scritti e cantati da Liliana Oliveri. Le due canzoni d’inizio e fine hanno un sottofondo musicale, gli altri sono intermezzi a cappella. «I monologhi sono interrotti da brevi leit motiv - anticipa Oliveri -. La musica deve sottolineare l’emozione dei testi e ricalcare l’atmosfera che si diffonde in basilica». Alcuni vocalizzi sono in ebraico proprio perché l’ambientazione è quella del vecchio Testamento. «Sono felice perché è stata scelta una canzone del mio ultimo cd dal titolo “Il mio amore per te”, il brano si chiama “Perché Dio perché?”».
La stessa domanda di Giobbe.

E di papa Wojtyla.
Giobbe
Basilica Sant’Ambrogio
domani ore 21
Ingresso libero
con prenotazione 02-88450895

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