È il quiz del giorno. Dire a un arbitro che ha preso una «decisione scandalosa» o sè comportato in «maniera scandalosa» equivale a una frase irriguardosa, di quelle che valgono unespulsione diretta? Per Nicola Ayroldi di Molfetta non ci sono dubbi. Se un calciatore parla in quel modo, merita il cartellino rosso. E infatti Cristiano Lucarelli, autore di una frase del genere, ha preso la via dello spogliatoio ieri a Firenze lasciando in dieci la propria squadra, il Livorno, e spalancando le porte della vittoria agli avversari. Per di più al quarto dora del primo tempo. «Io ho solo detto allarbitro che aveva preso una decisione scandalosa, poco prima cera un rigore su di me, l'ho fatto per educazione», la difesa del giocatore labronico. Ma larbitro racconta unaltra verità quando spiega a un gruppetto di giocatori del Livorno, segnatamente Morrone, il perché della sua decisione: «Per tre volte mi ha detto, sei scandaloso, per tre volte me lha detto». E, con la mano, indica il numero tre. Inequivocabili immagini e labiale.
Il regolamento parla chiaro: «Usare un linguaggio o fare dei gesti offensivi o minacciosi», rientra nella condotta violenta, regola 12. Ayroldi non ha sbagliato. E Lucarelli non può ritenersi per lennesima volta vittima di qualche complotto. Piuttosto cè da chiedersi se dare dello scandaloso allarbitro è di destra o di sinistra visto che in passato Lucarelli aveva attribuito certe valutazioni arbitrali alla politica: «La nostra curva è comunista, mentre il governo è di destra». Poi lattaccante si è scusato, ma non ha perso il vizio di andare sopra le righe. A Firenze è cascato nel solito vizietto di protestare ad oltranza e ha pagato a caro prezzo la sua irruenza dimenticandosi che, la domenica precedente, il Livorno aveva sfruttato due decisioni dellarbitro Brighi molto contestate dallAscoli: espulsione di Cudini per fallo da ultimo uomo proprio su lui, rigore per mani di Paci.
Il contatto con Pasqual nellarea della Fiorentina, quello che ha provocato il suo risentimento, era così dubbio da non meritare una protesta tanto cruda e personalizzata, fra laltro a un minuto di distanza dal presunto misfatto. Qualcuno glielo dica.
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