Politica

Giochetti valsusini

Ieri è tornato in scena il popolo, diciamo così, anti Tav che, ormai comincia ad avere un problema piuttosto grosso: Berlusconi e Lunardi se ne stanno andando. Ha vinto Prodi. Quindi: la pantomima tutta uguale a prima, duri e puri fino in fondo, la Tav non si fa e non si farà. Questo davanti, per non sfigurare. Dietro si comincia a trattare.
Ieri, a Torino, è intervenuta Loyola de Palacio, coordinatore dell'Unione europea per il corridoio 5, quello che dovrebbe attraversare tutta l'Europa ma non riesce a passare dall'Italia, dalla Val di Susa. La de Palacio ha detto che, secondo gli studi della Ue, il progetto della Tav non è pericoloso, non presenta rischi per le comunità valsusine. Naturalmente i rappresentanti del popolo anti Tav ha detto che si tratta di studi di parte: non li hanno né fatti né commissionati loro quegli studi, e dunque non se ne parla neanche. Al ridicolo non c'è fine: è di parte semplicemente tutto ciò che non pensa il popolo anti Tav.
E se il Governo Berlusconi avesse consultato le popolazioni, avesse parlato, avesse spiegato, avesse tentato di convincere, ora non ci troveremmo in questa situazione.
Fin qui la pantomima.
Da qui comincia la realtà che è la seguente. Il nuovo Governo dovrà aprire un tavolo istituzionale (da notare che è lo stesso che avrebbe aperto il Governo Berlusconi, ma questo non sarebbe andato bene), sarà poi istituito un Osservatorio che dovrà fornire una «base di dati condivisi» (quelli della Ue sono di parte, figuriamoci quelli fatti, durati qualche anno e pagati dagli italiani sotto il governo di centrodestra). Fatto tutto questo, qualche anno, si dovrà (lo hanno chiesto alcuni sindaci e i capi della rivolta anti Tav) procedere per via ordinaria modificando o annullando i tempi rapidi che aveva introdotto la Legge Obiettivo. Una legge che doveva far raggiungere al nostro Paese il più velocemente possibile l'obiettivo, appunto: fare le opere pubbliche.
Calma ragazzi, c'è tempo. Abbiamo aspettato tanto, in Italia, si può aspettare ancora un po'. L'importante è difendere il punto e poter dire che la Tav si è fatta ma solo perché loro sono stati ascoltati. Sembra di sognare ma è proprio così.
Possibile che tutti gli studi fatti fino ad ora, quelli europei compresi, siano falsi, di parte, non affidabili? Possibile che quelli che li hanno commissionati, a Roma e a Bruxelles, siano tutti loschi individui incuranti della salute dei valligiani, insensibili alle ragioni della loro salute e alle ragioni dell'ambiente? Possibile mai che tutto il vero sia contenuto nel cervello di quei fantomatici studiosi - non di parte, per carità - indicati dagli esponenti dei no Tav?
Uscendo dall'incontro con Loyola de Palacio, Antonio Fermentino, uno, forse il più importante rappresentante degli oppositori dell'Alta Velocità, si è detto soddisfatto perché il movimento era stato ascoltato. Sarà anche ma il coordinatore europeo ha detto due cose: che la Tav non è dannosa per le popolazioni, che la Tav si farà. L'unica cosa certa ottenuta da Fermentino, ad oggi, è che la Tav si farà più tardi e che costerà di più. Bel risultato, complimenti.
Insomma quel che conta, ieri lo abbiamo capito definitivamente, è una cosa sola: essere ascoltati, essere considerati, non essere messi da parte, essere coccolati un po' di più. E se per tutto questo ci vuole qualche anno, tanti denari pazienza. L'Unione europea aspetterà. L'Italia aspetterà e con lei la sua economia, i suoi trasporti, le sue ferrovie. Possibile che da Lisbona a Kiev la ragionevolezza si sia fermata proprio da noi? E quando Prodi dovrà andare a parlarne in Europa cosa dirà? Forse, quando la Commissione approvò il corridoio 5 lui non capì che passava dalla Val di Susa.

Si era distratto.

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