Roma - L’inchiesta sulla nuova P2 allestita da tre personaggi surreali e millantatori, nasce intercettando alcuni prestanome di camorristi interessati al business del casinò, e collegati per questo a Flavio Carboni e pure a Lele Mora, l’ex agente dei vip. I camorristi in questione si sono fatti le ossa nel clan Sarno di Ponticelli e avrebbero un interesse impellente: attivare siti on line di scommesse prodromici al business milionario delle sale da gioco.
La faccia pulita dei clan, secondo i carabinieri, è Pasquale De Martino, «soggetto poliedrico, implicato in molteplici attività illecite e vincolato in maniera indissolubile alla camorra campana per conto della quale svolge attività di riciclaggio». Con De Martino si muove in tandem un personaggio molto particolare, Carlo Maietto, «soggetto in contatto con esponenti del mondo politico e imprenditoriale». I riferimenti a Carboni e Lele Mora portano alla nascita di due filoni paralleli, uno dei quali prende il nome di P3 mentre l’altro è in via di definizione.
Leggendo l’informativa del reparto operativo dei carabinieri vien fuori che i due «godono di particolari entrature in ambienti politici e istituzionali» tanto che Maietto, in contatto con Carboni, decide di sfruttare canali politici per avviare alcuni affari comuni. A forza di ascoltare Maietto con Carboni gli investigatori si accorgono del «coinvolgimento di Carboni in affari concernenti la realizzazione di siti di scommessa on line che il De Martino sta realizzando per conto di organizzazioni criminali, tra i quali il clan Sarno». L’1 marzo 2009 Carboni e Maietto commentano una legge «che dovrebbe consentire l’apertura dei casinò nei grandi alberghi».
In una conversazione successiva fra Maietto e De Martino «viene intercettata una telefonata nella quale dopo aver parlato di un incontro con Lele Mora e con altri personaggi di loro conoscenza, i due parlano di Carboni» e degli affari che vogliono avviare col faccendiere sardo: «Allora, è stata una cosa esaltante, veramente una grande amicizia, una grande cosa, Lele (Mora, ndr) è impazzito...insomma tutto benissimo» riferisce Maietto. Quanto a Carboni, aggiunge: «Abbiamo fatto tutto tesoro, noi stiamo andando avanti...credimi però vedi il sogno mio.. io mi sveglio durante la notte e sogno te con un bel vestito elegante come fai tu, vicino a me, arriveremo dappertutto». La telefonata si chiude con Maietto che comunica a De Martino di essere a Montecitorio: «Adesso sto rivedendo Flavio (Carbobi, ndr) e sto andando alla Camera».
Più in là ulteriori intercettazioni evidenziano come De Martino, Maietto e un terzo soggetto, Ivano Chiusi, si rendano protagonisti di «pagamenti di somme in denaro anche in favore di un uomo politico per ottenere vantaggi di natura patrimoniale».
Niente a che vedere con la frase che Carboni sussurra al telefono a un’amica: «Sto per consegnare un contenitore con circa 500 milioni di dollari, pesa l’ira di Dio». Per capire se Carboni scherzasse o parlasse davvero di somme importanti, gli inquirenti decidono di lasciargli il cellulare sotto controllo. E telefonata dopo telefonata...