È stata accolta con curiosità e interesse, ma anche con molte proteste, lindagine effettuata da Eurispes sul gioco in Italia. È stato contestato in modo particolare il sondaggio svolto su 300 esercenti (titolari di bar, ricevitorie, centri scommesse e sale giochi) di Roma e dintorni. Dal rapporto scaturiscono dati sconcertanti sul comportamento tra fornitore e fruitore di gioco con particolare riguardo alla tutela dei minori: solo il 37% verifica leffettiva età dei giocatori, il 23% non si preoccupa minimamente di questo aspetto, il 22% si fida delletà dichiarata dai giocatori in età giovanile. Cè poi il 18% che non ha voluto rispondere sullargomento. Ancora più modesta lattenzione verso gli utenti delle newslot che spesso si dirigono verso le macchinette senza neppure incrociare gli esercenti. Curioso il fatto che il 19% di questi ultimi non vuole un confronto con i giocatori e che il 18% non si ritiene obbligato a fornire alcun tipo di indicazione.
Ferma la replica di Aams: «Ci sono numeri importanti a testimoniare il nostro impegno sul gioco legale. Se appena cinque anni fa il mercato del gioco in Italia valeva 15 miliardi e a fine 2009 supererà i 50 miliardi, il merito va anche attribuito al recupero di risorse in mano al mercato clandestino. Unindagine presentata da una Commissione Parlamentare nel 2003 mostrava come allepoca il gioco illegale valesse praticamente il doppio di quello legale. Da alcuni anni abbiamo circoscritto il fenomeno e, in alcuni settori, come quello delle newslot, l'opera di pulizia è molto evidente. È sorprendente come nella ricerca Eurispes si parli ancora di videopoker ritirati dal mercato più di cinque anni fa».
Ancora più severo il commento di Gagliardi, presidente del Sindacato Totoricevitori Sportivi: «Alcuni aspetti di questo studio non sono condivisibili. Le ricevitorie, da sempre predisposte alla divulgazione del gioco responsabile, sono frequentemente controllate da agenti di zona che verificano lapplicazione delle regole. Se cè da migliorare un settore è quello del gioco telematico in modo che garantisca a tutti la libera concorrenza, ma nel pieno rispetto delle regole e senza favoritismi». La realtà del rapporto è contestata anche da Giovanni Emilio Maggi, direttore delle relazioni istituzionali Sisal: «Non so da dove provengano i dati Eurispes, di sicuro non rappresentano la realtà delle 33 mila ricevitorie Sisal. Da noi i fenomeni di irregolarità sono estremamente contenuti e controllati dai responsabili commerciali che hanno, fra laltro, lobbligo di intervenire anche con la revoca dellautorizzazione».
Sarà bene che in futuro rapporti di questo tipo siano effettuati su campioni più ampi e radicati in tutta Italia per avere un quadro realistico di un mercato che ha portato via ampie fette di business alla malavita organizzata e rappresenta un punto di riferimento internazionale sul piano normativo.
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