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La gioia di stare di nuovo a casa: "Ed è più bella di quella crollata"

le testimonianze degli ex sfollati. "È un giorno splendido, non ci aspettavamo di entrare così presto." Il brindisi con lo champagne e i biscotti regalati dal Cavaliere. Sono i vecchi Giancola i primi a ricevere le chiavi direttamente dal premier

La gioia di stare di nuovo a casa: "Ed è più bella di quella crollata"

nostro inviato a Onna (Aq)

Per seguire Gloria e Alessandra alla ricerca della casetta numero 91, gialla, ci s’inzacchera le scarpe ma che importa. «Bambine, tornate indietro!». È una corsa sulle zolle di terra smottata della nuova Onna, tra le case di legno colorate, gialle, rosa, azzurre, arancioni. Al posto della terra ci sarà il prato, ora tutto è un po’ selvaggio, ghiaia e colate di asfalto, il paese nuovo sta nascendo in queste ore. La zia si sgola ma la scoperta della casa di legno è più importante di qualsiasi rimprovero. Eccola, la numero 91. Le assegnazioni sono state concluse da poche ore. Adesso ognuno sa quale sarà la sua casa. E la scoperta è un gioco meraviglioso, questa mattina, a Onna.
Gloria e Alessandra non sono comparse, hanno 10 e 12 anni, per cinque mesi sono vissute sotto una tenda, ancora non sanno quando torneranno a scuola. Si aggrappano al davanzale di legno della casa 91 gialla per sbirciare dentro. La tenda copre la stanza per metà, ma si vede un lettino impacchettato, un armadio di legno chiaro, una lampada accanto al letto.
Non sono comparse di un set, come ha definito i terremotati l’altro giorno il segretario del Partito democratico Dario Franceschini. Loro non sanno cosa è la politica, chi è contro chi. L’unica certezza è che «adesso c’è una casa. Li hai visti gli armadi? Sono fatti a cerchio», dice Alessandra, la più grande. «E il letto esce da un armadio», inventa Gloria, che deve iniziare la quinta elementare. No, non ci sono letti magici che spuntano dalla parete, ma non importa neanche questo. Bisticciano e poi di nuovo di corsa a cercare la 72. «Nonno, l’hai vista la 72?».
A quest’ora - è da poco passato mezzogiorno - ci sono ancora poche telecamere. Berlusconi con la scorta non è ancora arrivato. Dalla tendopoli è un continuo flusso di persone verso le casette di legno, alla ricerca dei numeri, dei colori, la nuova vita. «Ciao a tutti io vado a mangiare a casa mia», si congeda in mensa un uomo con un piattino di plastica che contiene tutto l’occorrente per il pranzo. La porta è ancora chiusa ma lui mangia per terra, davanti alla soglia come un cane di guardia alla sua cuccia. Qui la parola felicità ancora non può esistere, ma «è un giorno molto bello», dice semplicemente Alessandra Giancola, una ragazza sui trent’anni dai capelli neri. Lei è l’abitante numero uno della nuova Onna, con il marito Andrea Vecchio e le loro bambine di 4 e 3 anni, Sara e Maria Chiara. Sono stati sorteggiati con la famiglia De Felice per ricevere le prime chiavi dal presidente del Consiglio.
Nella casa Vecchio-Giancola, dopo l’uscita di Berlusconi, è sfilato praticamente tutto il paese. Eccola, finalmente, la casa di legno aperta. Un soggiorno dai mobili chiari, parquet beige, cucina arredata di tutto, piatti, bicchieri. Un tavolino con il televisore. Poi due stanze da letto matrimoniale, tende bianche. La camerette per le bambine. Loro sfrecciano nel corridoio, urlano, esplorano tutti gli angoli. La più piccola spalanca l’armadio: «Qui metto i pigiamini». Apre un’altra anta: «Qui metto le magliette!». Sul letto è steso un accappatoio bianco. In bagno una pila di asciugamani sono accatastati accanto alla finestra. Il profumo di legno fresco è ancora molto forte. I dolci alle mandorle, con i cantucci e lo spumante, dopo mezz’ora sono già spariti, spazzolate anche le briciole. Gli abitanti numero uno hanno brindato esausti con tutta Onna per la loro prima notte nel nido di legno: «È bellissima - ripetono -, dormiremo qui oggi. Noi andiamo in vacanza in Trentino e sapevamo che lì le case le costruiscono bene. Ma non ci aspettavamo che il lavoro fosse fatto così bene, e così in fretta». Tutto qui è stato costruito dalla provincia autonoma di Trento, con i fondi della Croce rossa.
Davanti, c’è la casetta numero 28. Gianni De Felice e la moglie Augusta perso un nipote nel terremoto, a Onna è difficile trovare una famiglia che non conservi un dolore dalla notte del 6 aprile. Gli occhi del pioniere De Felice luccicano: «Tanta emozione».

«Sa che le dico? - confessa invece la signora, meno sentimentale -: questa casetta è più bella di com’era la mia». Di fronte, il paese vecchio è lì con i suoi tetti sventrati. Ma oggi a Onna si può ridere senza fare male a chi non c’è più. Tutt’altro.

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