Il gioiello del mare maledetto dalla bottiglia

Poca gente è superstiziosa come chi va per mare. La storia della marineria è intrisa di credenze e riti scaramantici - provate a salire a bordo di un peschereccio con un ombrello e ve ne accorgerete - e se negli anni Cinquanta i transatlantici avevano optato per nomi tranquillizzanti come «Eugenio C.», o «Rex», più di recente ci si era sbizzarriti per propiziare buoni auspici, con «Fortuna», «Magica», «Serena» e «Concordia».
Proprio la «Concordia», la nave più grande d’Europa, prima del varo, nel 2005 aveva tutte le carte in regola. Il nome? Un omaggio simbolico alla fratellanza fra i popoli. La stazza? Da record con le sue 112mila tonnellate, 1500 cabine, una capacità di accoglienza di 3.780 passeggeri oltre 1.100 uomini di equipaggio. Gli interni, disegnati dall’architetto di Miami Joe Farcus, erano ispirati a un percorso tematico, rappresentato dagli stili architettonici ed artistici sviluppatisi nelle città europee per dare un tocco glamour alle aree pubbliche della nave. E che dire delle opere d’arte a bordo? Seimila tra copie ed originali di artisti contemporanei emergenti ed affermati, provenienti dalla Accademie d’arte europee. Derivata dalle gemelle «Costa Fortuna» e «Costa Magica», «Concordia» le superava anche nel lusso e il presidente Pierluigi Foschi l’aveva definita «un contenitore di tecnologia». A cominciare dalle piscine con copertura semovente in cristallo, in modo da poter essere utilizzate anche nelle tiepide rotte invernali, sul Mediterraneo. Senza contare l’area benessere, una zona termale di talassoterapia di oltre duemila metri quadrati, la più grande mai realizzata su una nave da crociera. Poi i ristoranti gestiti dai migliori chef del mondo, persino il simulatore di guida Formula Uno e un miniclub per i bambini tanto tecnologico da essere chiamato il «mondo virtuale». Fin qui la storia.
Ma è con la cronaca che i maligni hanno cominciato a pensare che poi tutta questa pace la «Concordia» non l’avrebbe avuta. Il varo tecnico per iniziare. Qui la cabala vuole che la bottiglia di champagne si spacchi sulla chiglia: invece niente. Su You tube impazza il video del varo «sfigato» il 2 settembre del 2005: si vede lo scafo e una voce che, al lancio della bottiglia, sussurra «rompiti!». «Nooooo!» è il grido che segue il flop. La bottiglia appesa alla fune rimbalza più volte ma resta intatta e si sente dire «ahi, ahi...». Fatti i debiti scongiuri fu un addetto al ponte a recuperarla e a romperla a mano, tra gli applausi un po’ imbarazzati delle autorità presenti, tra cui il sindaco Giuseppe Pericu e l’allora arcivescovo di Genova, oggi segretario di Stato Vaticano, Tarcisio Bertone. Poi ci si era ripresi con il battesimo, affidato alla bellissima Eva Herzigova, coadiuvata da Antonella Clerici. In quell’occasione, nel luglio del 2007 a Civitavecchia, fu una sfilata della maison Gattinoni a far fare il pieno di bellezza su una nave comunque da sogno. Ma poi c’è l’altra storia. Quella dell’impatto contro la banchina. Il 24 novembre del 2008 la nave ebbe un incidente non gravissimo, per fortuna: mentre entrava in porto fu travolta da onde provocate dal maltempo che si era abbattuto su Palermo e sbattè contro il molo in un impatto che provocò uno squarcio tra la prua e la fiancata destra. I danni furono riparati in mezza giornata, tanto da consentire di proseguire la navigazione.

Adesso vengono in mente tutte le coincidenze, come laringotracheite che colpì all’ultimo momento nientedimeno che l’ugola di Andrea Bocelli, e che non gli consentì di cantare a bordo della «Concordia» per un evento benefico, a favore del Gaslini.

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