Emanuela Fontana
da Roma
Il Giornale chiede scusa al ministro della Salute Livia Turco. Ma il ministro risponde: «Maurizio Belpietro deve dimettersi». Inizia così, con una scusa e un contrattacco, il dibattito scatenato dallerrore di omonimia fra Livia Turco, ministro, e Maurizio Turco, deputato della Rosa nel pugno, nellarticolo del Giornale di ieri sulleutanasia. Un dibattito in cui si sono inseriti molti esponenti del centrosinistra, come il viceministro Vincenzo Visco, che ha accusato il Giornale di «aver montato ad arte» la vicenda, a cui hanno risposto, dallopposizione, Forza Italia, An e Udc. «Mi scuso con il ministro - ha chiarito ieri mattina Belpietro -. È stato un errore, un errore grave, per cui porgo le scuse mie personali e del Giornale al ministro Livia Turco. Resta tuttavia il problema di una proposta di legge della maggioranza che intende introdurre non solo il testamento biologico, ma anche leutanasia».
Il centrosinistra, in effetti, aveva depositato alla Camera il 26 settembre una proposta di legge che voleva introdurre la possibilità per il malato di chiedere di morire per alleviare le sue sofferenze. I firmatari: Franco Grillini (Ds), Katia Bellillo (Pdci), Lanfranco Turci e Maurizio Turco, entrambi della Rosa nel pugno. Sul frontespizio della legge compaiono solo i cognomi dei proponenti, e lequivoco è nato dallomonimia dei cognomi tra Maurizio Turco e Livia Turco. Lerrore è stato quello di ritenere che si trattasse di una proposta di legge presentata nella precedente legislatura, quando Livia Turco era deputato dei ds, e riproposta nelle ultime settimane con testo invariato. Grave errore della redazione.
Alle scuse di Belpietro si sono unite quelle del senatore di Forza Italia Gaetano Quagliariello, autore del commento di prima pagina: «Per un errore materiale nelleditoriale a mia firma, ho attribuito al ministro Livia Turco posizioni che invece appartengono allonorevole radicale Maurizio Turco. Chiedo scusa a entrambi assicurando la mia perfetta buona fede e troverò il modo di ripristinare la verità a favore dei lettori del Giornale».
Il ministro Turco si è ritenuta però «indignata e scandalizzata di quanto è accaduto». E ha chiesto le dimissioni di Belpietro: «Ho letto molte volte appelli per le mie dimissioni richieste dal centrodestra, evidentemente infastidito da un ministro che cerca di affrontare giorno per giorno i problemi della sanità italiana con tenacia e convinzione sinceri. Se un briciolo di pudore e di onore professionale aleggiasse ancora nella coscienza di Belpietro - ha concluso - oggi gli si presenterebbe una sola scelta: quella di firmare la lettera di dimissioni che in ogni caso non eviterà a lui e al suo editore di rispondere in sede giudiziaria di quanto è accaduto». Secca la replica di Belpietro: «Dimissioni? Un direttore deve darle al proprio editore ed è questultimo, semmai, a doverle chiedere. Lingerenza politica del ministro è cosa assai grave, preoccupante e dimostra la concezione che questa signora ha della libertà di stampa». Da qui il dibattito è passato dalle scuse personali al piano politico: «Ci vuol altro che le scuse di rito», ha inveito Franco Monaco dellUlivo, che ha parlato di «ignobile e calunniosa aggressione del Giornale». Renzo Lusetti, responsabile informazione della Margherita, ha chiesto addiritturaçÇçÇ lintervento dellOrdine dei giornalisti per «un episodio deplorevole». Il senatore Ignazio Marino non crede invece allerrore del Giornale: a suo avviso si è trattato di «una precisa volontà di disinformare i cittadini per creare allarmi o timori». Alfredo Mantovano (An) replica: «Un conto è sbagliare sulle omonimie. Un conto è sbagliare sulla sostanza. È questo il caso del Presidente della Commissione sanità del Senato, il quale nega che ci siano in questo momento in discussione disegni di legge sulleutanasia». Quello del Giornale, ha commentato il vicecoordinatore di Forza Italia Fabrizio Cicchitto, è un equivoco «nel quale nel corso della sua attività può cadere qualunque giornale, e ricordiamo che anni fa anche a lUnità capitò un infortunio assai più serio con lonorevole Scotti».
«Vogliono tappare la bocca - ha aggiunto Francesco Storace (An) - a una delle poche voci libere di questo Paese in nome delleutanasia della libertà di stampa». Lintervento dellOrdine dei giornalisti, a suo avviso, è «inutile e controproducente»: «Si tratta dello stesso Ordine dei giornalisti che ha graziato lUnità quando definì mio padre un dodicenne torturatore di ebrei. E questo non scandalizzò allora çÇla sinistra che oggi crocifigge il Giornale».
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